Mariottini Diego

Outsider. Otto imprese leggendarie per sperare in un calcio migliore

Pubblicato il: 22 Marzo 2015

Diego Mariottini è autore di libri come “Ultraviolenza. Storie di sangue del tifo italiano” e di “Il girone di non-ritorno”, opere che hanno indagato il marcio del sistema calcistico, a cui non sono certo estranei i media addomesticati e tanto meno le società multimilionarie. Con “Outsider” viene nuovamente affrontato l’argomento calcio, ed ancora senza dimenticare il contesto affaristico che ha mercificato lo sport internazionale ed italiano in particolare: “Il sistema affaristico del mondo del pallone, almeno in Italia, non presenta particolari sfumature, né sensibili differenziazioni al suo interno. Più che altro sembra esistere una differenza tra chi la fa franca e chi no” (pag. 73). Questa volta però lo sguardo dell’autore si è rivolto ai cosiddetti “piccoli”, agli allenatori, ai giocatori che, malgrado le carenze tecniche degli atleti e le scarse disponibilità economiche delle società, sono comunque riusciti, grazie al cosiddetto collettivo e al proprio orgoglio, a smentire i pronostici, a vincere lo scetticismo dei tifosi e così a incrinare la logica di un sistema che sempre si appiattisce di fronte allo sfoggio di denaro e di prepotenza. In tutto otto capitoli per otto squadre che, pur partendo sfavorite o del tutto ignorate dai media, sono riuscite a compiere altrettante imprese con quella che Mancini chiama una “sana e umile sfrontatezza”: l’Atalanta 1987-88, squadra di serie B che sfiorò la finale della Coppa delle Coppe; il Nottingham Forest del 1978-79 che, partendo dalla “Second Division” inglese, conquistò in brevissimo tempo la Coppa dei Campioni; la Roma 1969-70 semifinalista di Coppa delle Coppe; l’Atletico Bilbao del 1976-77, una formazione di soli giocatori baschi, che sfiorò la Coppa Uefa; il Torino di Mondonico 1991-92 che per mera sfortuna non vinse la Coppa Uefa; la nazionale danese del 1992 che, ripescata all’ultimo momento per disputare i Campionati Europei, li vinse stupendo tutti e mandando in crisi la Francia di Platini; la Lazio del 2002-03, semifinalista di Coppa Uefa, malgrado l’assenza del presidente e con la società sull’orlo del fallimento; ed infine il Bastia, la piccola formazione corsa che disputò, ancora una volta sovvertendo ogni pronostico, la finale di Coppa Uefa contro il ricchissimo e blasonato Psv Eindhoven.

Otto storie tutt’altro che sconosciute ma che Mariottini ha inteso approfondire soprattutto per dimostrare che, al netto di una buona dose di fortuna e contrariamente ad un’ormai consolidata mentalità mercantile, si possono ottenere grandi risultati e smentire l’imperante cinismo che riconosce soltanto il binomio soldi – vittoria, grazie ad un duro lavoro, ad allenatori intelligenti e ad uno spirito di gruppo che non evapora al termine degli allenamenti. In questo senso risulta paradigmatico lo spirito basco applicato al calcio: “Essere Athletic [ndr: Bilbao], vivere Athletic, significa essere antagonisti del calcio moderno davvero, e non a chiacchiere come spesso avviene nel mondo ultras in tutta Europa. Il cosiddetto calcio moderno, fatto di sponsor che impongono i propri desiderata, di diritti televisivi, di mortificazione sistematica del sentimento popolare in funzione delle regole del mercato, può essere combattuto, e nessuno come tifa Athletic Bilbao lo ha dimostrato in modo altrettanto chiaro e rigoroso” (pag. 100). Anche i tifosi nel libro di Mariottini fanno la loro parte, non rappresentano una tappezzeria muta, specchio piuttosto di una squadra che non è del tutto allineata al sistema imperante: “tifare Torino implica dunque avere una certa personalità, il saper resistere agli urti della vita e non disdegnare mai il gusto dell’impresa complicata, talvolta quasi impossibile” (pag. 115). Considerazioni meno generali e frutto di un’autentica constatazione quelle riservate ai tifosi danesi di Europa 1992: “questo approccio made in Denmark sarà una sorta di rivoluzione pacifica del modo di vivere la Curva e di manifestare il proprio attaccamento. Quei sostenitori saranno ribattezzati ‘roligans’, che è un gioco di parole fra ‘roling’ (che nella lingua scandinava significa ‘tranquillità’) e ‘hoolingans’ (termine che in inglese indica il tifo organizzato, il più delle volte, violento e oltranzista)” (pag. 138).

Intendiamoci, il libro di Mariottini non è affatto un compendio di buoni sentimenti: le vittorie degli outsider sono state ottenute anche grazie a personaggi controversi, seppur capaci di contrastare lo strapotere delle grandi società. Il Nottingham Forest, protagonista di una sorprendente ascesa ai vertici del calcio, era stato letteralmente ricostruito da Howard Clough, che più volte il nostro autore ricorda per le sue intemperanze e la sua aggressività. Comunque sia sono tutte storie positive, dove la motivazione ed una certa follia hanno permesso ad una squadra come il Bastia di combinare qualcosa di irripetibile (“per avere un’idea della portata di quella vicenda, si dovrebbe immaginare l’Ascoli o il Novara che vincono lo scudetto e poi la Champions League”). Vicende calcistiche che fanno pensare solo in prima battuta al caso oppure a micidiali botte di fortuna, e che, secondo Mariottini, mostrano innanzitutto quello di cui ha bisogno il calcio moderno: “altrimenti al gioco più amato il futuro riserverà chilometri di fibra ottica ma anche protagonisti dalle gambe piuttosto corte” (pag. 14).

Edizione esaminata e brevi note

Diego Mariottini, nato nel 1966, è giornalista pubblicista dal 1994 e attualmente responsabile della comunicazione sportiva dell’Università degli Studi Roma Tre. Ha pubblicato: “Ultraviolenza. Storie di sangue del tifo italiano”, Bradipolibri editore, libro-inchiesta sul fenomeno ultrà in Italia; “Il girone di non-ritorno. Cronaca di morte e di pallone”, Jaca Book editore; “Le ombre del Santo”, Arduino Sacco Editore; “Tutti morti tranne uno”, Bradipolibri editore.

Diego Mariottini, “Outsider. Otto imprese leggendarie per sperare in un calcio migliore” Iacobelli (collana Frammenti di memoria), Pavona di Albano Laziale 2015, pag. 176. Prefazione di Roberto Mancini

Luca Menichetti. Lankelot, marzo 2015