Purdy James

Malcolm

Pubblicato il: 17 Luglio 2008

Malcolm è uscito nel 1959.

Walk on the wild side di Algren nel 1956.
The catcher in the rye di Salinger nel 1951.

Scrivo questa cosa perché sono tre libri che, leggendo, ho trovato complementari.
Il romanzo di Salinger non ha bisogno di presentazioni. Di quello di Algren, si può forse dire che sia più famoso per la canzone che Lou Reed scrisse. Forse qualcuno conosce il film, e certo dai libri di Algren sono stati tratti film, per dire, molto più famosi ed importanti, come L’uomo dal braccio d’oro, di Otto Preminger, con Frank Sinatra come protagonista. Ma non solo, Leonard Cohen ha scritto una canzone, The stranger song, in cui fa capolino uno dal braccio d’oro…

E il libro di Purdy? Da Wikipedia: “His early novel Malcolm was for decades a staple of the undergraduate American Literature curriculum of most American colleges and universities. Malcolm may have slipped from its place in the canon in recent years due to its irregular publishing history. This is consequent upon the contractual confusion that arose when Purdy agreed to permit Edward Albee to adapt it for the stage. In spite of this ongoing and unresolved problem, Malcolm is currently in print.”
Da noi questo romanzo è stato pubblicato da Einaudi nel 1965 nella “Ricerca letteraria” e nel 1974 nei “Nuovi Coralli” (l’edizione che ho io), quindi nel 2004 è uscito per Minimum Fax nella collana dei “Classics”.
Dicevo, i tre romanzi.
I protagonisti sono tre ragazzini, 14-15enni, ognuno dei quali nei rispettivi romanzi va incontro alla propria formazione, attraverso varie fasi. Holden, Dove, Malcolm i loro nomi.
Romanzi di formazione, dunque. Storie molto diverse, una concentrata a New York, una più “on the road”, l’ultimo comincia così:

“Davanti a uno degli hotel più grandhotel del mondo, un giovinetto aveva l’abitudine di sedere su una panchina che, quando la luce batteva in un certo modo, brillava come l’oro.
Il giovane, che non poteva avere più di quindici anni, dava l’impressione di non essere legato a niente e a nessuno al mondo, e perfino la sua ostinata attesa sulla panchina sembrava non avesse alcun senso, dal momento che raramente lo si vedeva parlare con qualcuno, e c’era qualcosa nel suo aspetto così elegante e immacolato che scoraggiava perfino chi, incuriosito dalla sua solitudine, avrebbe voluto avvicinarlo. Prima di tutto era molto probabile che fosse uno straniero e che non parlasse nemmeno l’inglese, e poi la sua espressione d’attesa era così intensa che nessuno si sentiva d’intervenire. Era evidente che aspettava qualcuno.
Mr Cox, che era l’astrologo più famoso del suo tempo…” (pag. 3)

Io ho letto la prima frase una ventina di volte, nell’edizione Minimum Fax, prima di trovare questa Einaudi. Un incipit che mi ha incuriosito molto (non che ci voglia tanto ad incuriosirmi).
Il giovinetto è Malcolm. Mr Cox è il primo dei personaggi incontrati, no, colpiti, no, fermati, no, attratti, no. Uhm. Mr Cox un giorno si ferma a quella panchina, e parla con Malcolm.
Malcom vive nell’hotel più grandhotel, ed aspetta suo padre su quella panchina. Malcolm è fermo, lì, ad attendere. Mr Cox decide di aiutarlo. Gli dà l’indirizzo di una persona che conosce. Vuole che Malcolm inizi a percorrere la strada nel mondo, perché pensa che suo padre, ormai, non tornerà. Perché lui è Mr Cox, e Mr Cox sa sempre cosa è meglio fare per gli altri. Mr Cox è il più grande astrologo del suo tempo. Malcolm si reca al primo indirizzo. Lì gli sarà dato il secondo indirizzo. E così via. Ad ogni indirizzo, un incontro. Malcolm non è molto intelligente. Malcolm non sa come comportarsi. Non conosce il significato delle parole. Malcolm è fermo, ma è intorno a lui che tutti cominciano a muoversi. Malcolm è una calamita. Malcolm è un detonatore di situazioni. Malcolm è uno sguardo ingenuo, sincero, inconsapevole, vergine, innocente.
Malcolm è l’inaspettato ospite che giunge a casa vostra, e vi costringe a fare i conti con voi stessi.
Estel Blanc, il necroforo di colore, rinuncia a vederlo di nuovo perché troppo giovane, lui che “fin dall’infanzia ho sempre vissuto tra gente matura. Anzi, se così posso dire, stramatura...” (pag. 19)
I Raphaelson, il pittore nano Kermit e la puttana Laureen, divorzieranno, e così i Girard, e Jerome ed Eloisa Brace?
Eccoli, quattro indirizzi avrà Malcolm. Poi, un giorno, aspettando qualcuno, non suo padre, finirà con l’incontrare un’altra persona, che non lo farà camminare molto, ma lo porterà via in moto. Gus, poi Melba, che diventerà sua moglie.
Così, nel libro, si passa dall’attesa sulla panchina di fronte ad “uno degli hotel più grandhotel”, al cammino verso gli indirizzi, alle persone che lo cercano, e quelle che lo portano. Fino all’ultima fermata.
Malcolm è una favola metropolitana americana. In questa storia a fermate, tra puttane, pittori e pittrici dalla poca fortuna, una cantante nifnomane, una coppia ricchissima e potente, un ex-detenuto, un astrologo, un necroforo, tutti cercano qualcosa che non si può afferrare, e quando si afferra, non si sa come trattarlo, né cosa fare. Ed è Malcolm, che a tutti manca. Solo Melba, la cantante famosissima e ninfomane, riuscirà ad averlo, sposandolo, ma per lei è un acquisto

“- Dimmelo un po’, – disse – Cosa ti ho comprato a fare?
– Mi hai comprato? – Malcolm gemette un poco sotto le sue carezze.
– In contanti, tutto quanto da capo a piedi, – rispose Melba, lasciandogli addosso un bacio umido – Mmm. E dicono che le pesche sono vellutate. E con i capelli bianchi, per giunta!” (pag. 188)

Come se si potesse acquistare l’amore. Che in fondo, è ciò di cui si parla nel romanzo. Ci perdiamo dietro a desideri di cose, ci aggrappiamo ognuno ai nostri vizi per tirare avanti, e quando si presenta l’amore, se anche siamo capaci di riconoscerlo, lo trattiamo come una cosa, un oggetto, mentre non lo è. Malcolm è oggetto d’amore, disturbante perché misura la differenza delle varie relazioni tra le coppie dei personaggi, una sorta di metro d’amore, inconsapevole perché non ha avuto alcun tipo di esperienza che non sia l’attesa del padre, il rapporto con lui. Niente scuola, niente giochi, niente insegnanti. Solo suo padre. Fino a Mr Cox.

Non mi sono dimenticato di Salinger ed Algren. Ma volevo prima accennarvi a questa storia.
I tre stili di scrittura sono molto diversi, solo in uno viene utilizzata la prima persona, ad esempio. Se dovessi rinchiuderli in una parola sola (cosa che non mi piace granché, ma lo faccio per sintesi ed estremizzazione) direi che The catcher in the rye è ironico, Walk on the wild side terreno, Malcolm surreale. Mi sono sembrati completarsi a vicenda. Dove uno non arriva, ecco l’altro, come un unico puzzle. Certo, volendo, Walk on the wild side è più simile a You can’t win di Jack Black, ma anche Malcolm sembra un Dove cittadino (entrambi non hanno esperienza del mondo, all’inizio, e sono un po’ stupidi), e Holden somiglia per certi aspetti al Jack Black adolescente (la passione per i libri, ad esempio) mentre l’ambientazione è di città, come per Malcolm (ma se Holden si chiede dove vadano le anatre del parco, Malcolm nei Giardini di Orticultura, semplicemente aspetta). La progressione cronologica dei libri, poi. Il primo è quello di Salinger, quindi Algren, poi Purdy.
Dove sembra la risposta ad Holden, come stile ed ambientazione (da tenere conto che la storia di Holden si svolge in anni successivi a quella di Dove, importante), mentre Malcolm sembra prendere dall’uno e dall’altro, e condirli a piacimento.
Non voglio dire con questo che gli scrittori abbiano dato vita ad una sorta di gara, non conosco abbastanza la letteratura americana, ma per caso ho letto questi libri negli ultimi anni, e questa cosa mi ha incuriosito. Tutto qua.
Diciamo, così, che sono tre romanzi di formazione che vengono dagli stessi anni e da uno stesso paese, ed ognuno può leggerli come vuole e confrontarli di conseguenza.
E sono tutti e tre dei gran bei romanzi, che vale la pena leggere, e portare con sé tra i ricordi.

Edizione esaminata e brevi note

James Otis Purdy (17 luglio 1914 – 13 marzo, 2009, scrittore americano. Secondo Jonathan Franzen uno degli “scrittori più sottovalutati e meno letti in America”. Ha scritto una dozzina di romanzi, e poi raccolte di racconti, poesie, testi teatrali. Nel 2013 tutti i suoi racconti sono stati raccolti in The Complete Short Stories of James Purdy.

James Purdy, Malcolm, traduzione di Floriana Bossi, “Nuovi Coralli” Einaudi, Torino, 1974
1 ed. italiana, Einaudi 1965
1 ed. USA Farrar, Straus and Cuday, New York, 1959
Ripubblicato in italia per i tipi di Minimum Fax, che dello stesso autore ha pubblicato anche Il nipote, ma adesso di nuovo fuori catalogo.

Approfondimenti in rete:
Sul sito di Federico Novaro vari articoli dedicati all’autore: qui

17 luglio 2008 – 18 marzo 2018