Non è facile affrontare questo libro, bisogna ammetterlo. Eppure “Il tempo è un dio breve”, opera seconda di Mariapia Veladiano pubblicata nel 2012 da Einaudi, possiede un fascino e una potenza che ho rintracciato in poche letture. Forse perché non sono numerosi gli scrittori, o le scrittrici, nello specifico, capaci di soffermarsi a meditare sull’esistenza del male e sull’assenza di un Dio troppo silenzioso, e forse non proprio onnipotente, che consente che il male esista. Un tema antico quanto l’uomo e il suo pensiero e che accomuna, in maniera spietata, chiunque si trovi a dover gestire il dolore, la malattia, la morte. Perché Dio non ferma chi uccide, chi violenta, chi distrugge, chi compie il male, chi muore innocente e senza motivo? Perché lui che tutto può in realtà non può fare nulla? Un tema grande quanto la storia del mondo che svela un’incoerenza che troppe volte lascia senza fiato persino chi crede profondamente in Dio e cerca invano delle risposte.
Ildegarda porta il nome di una santa medievale a cui sua madre fece voto pur di avere un figlio, seppure in tarda età. Ildegarda è cresciuta tra le viti curate da un padre contadino e la passione per i fiori. Ha deciso però di studiare teologia e scrive per un giornale religioso. Sposa Pierre: bello, aristocratico e con un’anima difettosa. Un uomo piegato su se stesso e sulle buie voragini esistenziali che, forse, si porta dentro per eredità di sangue. Pierre non avrebbe mai voluto un figlio ma Tommaso nasce lo stesso. Tommaso diviene immediatamente il centro dell’universo per Ildegarda, la forma piena dell’amore, valore autentico e totalizzante. Ed è al senso più intimo e feroce dell’essere madre che sono dedicate splendide ed illuminanti pagine del romanzo. Una donna che diviene madre muta pelle e anche spirito soprattutto quando vede il proprio bambino soffrire. Il corpo di Tommaso, infatti, poco dopo la nascita, si ammala per via di una brutta dermatite. “Lo guardavo e mi chiedevo come fosse possibile aver creato tanto dolore. Mi arrivavano pensieri senza controllo. Il pianto dei bambini è la punizione per le nostre colpe. Chi provoca il pianto dei bambini non sarà perdonato. Ogni bimbo che nasce è una morte nuova sotto il cielo, è una strada possibile che il male può percorrere. Certo, forse sarebbe passato. Ma il pianto di un bambino è un assoluto. È un peccato senza redenzione possibile. E se il corpo di un bambino non è perfetto, allora la creazione è un tarocco. Questo pensavo disperata per la sua disperazione“.
La passione di una madre per il proprio figlio è viscerale e assoluta. Proteggere da ogni male diviene un imperativo incondizionato anche se il mondo è troppo minaccioso e inquietante nonostante l’infinito amore materno. Poiché una madre non è Dio, ma una madre come Ildegarda con Dio vuole scendere a patti per la salvezza del proprio bambino. Quando Pierre sparisce senza lasciare alcun segno, la donna si ritrova a vivere solo per suo figlio. Una sorta di ossessione che conduce più volte la protagonista a meditare sui propri limiti e sulle logiche che sono alla base dell’esistenza del dolore. E sono molte le riflessioni e i richiami a testi sacri che si soffermano sulle ragioni divine della presenza del dolore e sul suo spudorato e casuale apparire nel mondo. Quella di Dio è descritta come una “divina impotenza“, un’inadeguatezza per la quale gli uomini devono mostrare persino compassione. Il male c’è e c’è sempre stato, “Anche se dopo la morte di Gesù il male avesse abbandonato la Terra, sarebbe rimasto lo scandalo del male che lo aveva preceduto. È l’aporia di una salvezza che vuole abitare la Storia“. Riflessioni che, comunque, non riescono a spiegare l’indifferenza divina al cospetto dello scandalo del male poiché nemmeno la fede è in grado di sciogliere certi misteri.
L’unico strumento che le persone hanno per esistere e resistere sembra essere l’amore. Una parola che ne “Il tempo è un dio breve” viene manifestata e rilanciata di continuo. Forse perché, alla fine, questo è anche un romanzo d’amore: di una madre per un figlio e di una donna per un uomo. L’amore è ciò che svela ed esalta la porzione divina che ogni individuo porta dentro di sé. E sembra l’amore l’unico conforto e l’unica risposta rispetto alle dosi di male che ogni persona deve necessariamente sostenere durante la propria esistenza. Ildegarda lo percepisce perfettamente quando, dinanzi ad una malattia che la colpisce inesorabile, sa di poter contare sull’amore di Dieter, un pastore luterano che conosce il male puro, incontrato quasi per caso durante una breve vacanza tra le nevi di Campodalba, in Alto Adige. Un amore che diviene presenza e appoggio, sensualità e dialogo, affinità e prodigio. “Venivamo entrambi da mondi pieni di parole che non ci avevano salvato dal dolore e dalla paura e in quell’amore muto soffocato sotto il piumone strappato dal letto cercavamo una conferma alla promessa, nata col mondo, che l’amore non finisce, che la morte non è l’ultima parola“.
“Il tempo è un dio breve” somiglia ad una lunga preghiera nella quale vengono convogliati i pensieri e le inquietudini di un animo di donna. Una preghiera fatta dei piccoli grandi eventi che costellano la vita. Una preghiera scritta in una lingua che si fa spesso commovente ma mai lacrimevole, dolcissima ma mai stucchevole. Frasi spesso coincise e piene di una saggezza che viene da scritture lontane ed amatissime. C’è molta teologia in questo romanzo ma è una teologia narrata attraverso una voce inconsueta e limpida che la rende afferrabile e mai noiosa. Una scrittura intensa che a tratti rasenta il misticismo da cui, sempre e comunque, trapela una visione femminile e quasi estatica.
Edizione esaminata e brevi note
Mariapia Veladiano è nata a Vicenza nel 1960. Si è laureata in Filosofia presso l’Università di Padova, successivamente ha conseguito il Baccellierato in Teologia alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e la Licenza in Teologia fondamentale presso l’Università Lateranense in Roma. Per un ventennio ha insegnato Lettere e scrive per alcune riviste e quotidiani su tematiche religiose, giovanili e scolastiche. Il suo primo romanzo, “La vita accanto”, ha vinto nel 2010 il Premio Calvino per inediti e secondo al Premio Strega nel 2011. Nel 2012 esce il suo secondo romanzo, “Il tempo è un dio breve”, a cui fanno seguito “Messaggi da lontano” (Rizzoli) 2013, un giallo per ragazzi; “Ma come tu resisti, vita” (Einaudi) 2013; “Parole di scuola” (Erickson) 2014; “Venire al mondo” (Il Margine) 2015; “Una storia quasi perfetta” (Guanda) 2016 e “Lei” (Guanda) 2017.
Mariapia Veladiano, “Il tempo è un dio breve”, Einaudi, Torino, 2012.
Pagine internet su Mariapia Veladiano: Sito personale / Wikipedia / Premio Strega
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