Cocteau Jean

I ragazzi terribili

Pubblicato il: 9 Giugno 2008

“Les enfants terribles” venne pubblicato nel 1929. Cocteau lo aveva scritto in soli diciassette giorni, durante la sua permanenza presso una clinica di Saint-Cloud dove era ricoverato per disintossicarsi. Nel 1950 lo scrittore volle che il regista Jean-Pierre Melville portasse il suo racconto sul grande schermo.

“I ragazzi terribili” è una tragedia nel senso più classico del termine. Cocteau, infatti, attraverso la lettura ci conduce a teatro. Crea atti e scene, ci pone di fronte a sipari che si aprono e chiudono, mostra cambi di luce, pause e movimenti tipici degli attori sul palcoscenico.

I protagonisti, i ragazzi terribili, sono Paul ed Elisabeth, fratello e sorella. Incarnazione dello spirito poetico, come spiega Margoni nell’introduzione. La loro forza è nel caos, nel cinismo, nel fascino involontario, nella furia infantile della parole, nella morbosità del loro rapportarsi. E Cocteau usa i ragazzi per descrivere fisicamente, carnalmente, verbalmente i genio della Poesia. La loro innocenza brutale nasce da una natura che li ha voluti tali, da un’inspiegabile “forza” che induce alcune creature ad essere solo ed esattamente quello che sono nate per essere.

Il vortice seduttivo che Paul ed Elizabeth esercitano polarizza Gérard prima ed Agate poi. Loro sono destinati al ruolo di pubblico: elemento necessario affinché le messe in scena dei ragazzi terribili abbiano vita e senso.

L’autore pone le basi per un epilogo che, fin dall’inizio, si pre-sente come drammatico e sconcertante. E che, ovviamente, non può non esplicitarsi se non attraverso un tema scenico di intenso impatto.

L’inizio de “Les enfants terribles” si concentra sull’attrazione che Paul ha per Dargelos, l’adolescente angelico e indifferente che, in realtà, non è altro che la rappresentazione di un compagno di scuola di Cocteau al Lycée Condorcet. Dalla scena della battaglia di palle di neve si passa alla scena successiva: Gérard, infatuato di Paul, lo accompagna a casa perché ferito. Lì c’è Elisabeth. La ragazza li accoglie investendoli con un’ondata di rimproveri. Si prende cura di suo fratello come farebbe con un bambino. Lo travolge, e si lascia travolgere, da un’infinita catena di ingiurie ma tra di loro c’è un’adorazione ossessiva. L’amore tra i due fratelli è ambiguo e capriccioso. I due condividono i loro spazi, il loro “tesoro” e soprattutto l’esperienza del “gioco”. Una sorta di viaggio mentale ed ipnotico che li conduce in una dimensione altra, in un universo in cui ogni desiderio si fa reale e sensibile. Elisabeth e Paul sono reciprocamente gelosi, possessivi, concentrati l’uno sull’altra in una sfida fatta di aggressioni verbali e di piccole invadenze. Un incontro di supremazie sceneggiato con maestria ed eccitazione.

L’attrazione di Gérard muta presto oggetto: il ragazzo si invaghisce di Elisabeth. Lei però sposa un giovane ebreo americano che muore tragicamente in un incidente d’auto: C’è bisogno di dirlo? Sulla strada tra Cannes e Nizza, Michael rimase ucciso. Una morte necessaria allo sviluppo della tragedia, un indispensabile passaggio per enfatizzare ulteriormente la figura di Elisabeth, la vergine sacra, la pitonessa. L’acme dell’intreccio si raggiunge quando Elisabeth capisce che Agathe è innamorata di suo fratello e suo fratello ama Agathe. Un meccanismo perfido ed inspiegabile induce Elisabeth ad ordire l’inganno: non può permettere a suo fratello di unirsi all’amica. Grazie ad una doppia menzogna fa in modo che Agathe sposi Gérard e che Paul accetti quel matrimonio. L’intoccabile legame tra Elisabeth e Paul sembra così salvo. Tutto precipita qualche tempo più tardi quando Agathe e Paul scoprono le macchinazioni di Elisabeth. La scena finale è drammatica e plateale. La morte giunge immancabilmente e trionfa gelida e perfetta sulla scena. Il sipario, ora, si chiude.

Applauso!

Edizione esaminata e brevi note

Jean Cocteau nasce a Parigi il 5 luglio 1889. Nel corso della sua vita si è cimentato in tutte le forme artistiche del suo tempo: poeta, sceneggiatore, regista cinematografico e teatrale, disegnatore, attore, narratore, autore di drammi e balletti, pittore, collaboratore di musicisti. Leader del movimento surrealista e figura emblematica del dandy negli anni Venti. Dichiarò apertamente la propria omosessualità, anche se nella sua vita non mancarono intricate relazioni con delle donne. Ricevette numerosi titoli e riconoscimenti. Morì per infarto l’11 ottobre del 1963. E’ sepolto nella Chiesa di Sainte-Blaise-les-Simples a Milly-la Forêt.