Piccolo Francesco

L’animale che mi porto dentro

Pubblicato il: 14 Aprile 2019

Care donne, se credete che gli uomini non sappiano fare più cose allo stesso tempo, come chiacchierare e leggere un messaggio al cellulare, vi sbagliate. Gli uomini sono già impegnati in due cose parallele: chiacchierare con voi e immaginare evoluzioni erotiche. Quindi, leggere il messaggio sarebbe una terza occupazione. Per questo chiedono scusa e si concentrano sul cellulare.

Così, Francesco Piccolo introduce la condizione d’esser maschio, nel libro L’animale che mi porto dentro (Einaudi). Un maschio sempre diviso tra la parte civile e quella bestiale, che mentre parla con la collega, cortesemente e senza allusioni, ha dentro un rumore di fondo: “però che culo, chissà se le piaccio…” e l’irragionevole speranza che la collega, del tutto fuori contesto, d’un tratto si alzi la gonna. Come accade nei film porno, con insegnanti, zie, infermiere… donne d’ogni giorno. Un immaginario erotico, quello del maschio, fondato sul sogno che l’impossibile diventi possibile.

In realtà, nel duro periodo dell’adolescenza maschile, non accade nemmeno il possibile. La natura ha voluto i ragazzi più piccoli, in ritardo rispetto alle femmine, sopraffatti da una tensione sessuale che spesso non trova via di sfogo con le coetanee, già protese verso il mondo degli adulti.

E proprio dall’adolescenza, inizia questo libro: con una ragazzina delle medie che lascia il protagonista, Francesco — l’autore usa l’io autobiografico —, e lui che sta mezza giornata a piangere. È il primo di una serie di dolori dovuti alla difficoltà di rapportarsi alle ragazze, di fronte alle quali si sente piccolo e brutto. La comparsa dell’acne, severa, resistente ai trattamenti. L’intervento di circoncisione del pene per la fimosi. L’esposizione quotidiana alla violenza del padre, che tenta di educarlo a suon di calci e pugni. Tutto alimenta in lui inadeguatezza, frustrazione. Fino al crollo definitivo, dovuto alla tanto attesa “prima volta” con l’irraggiungibile Elena, che si rivela un’esperienza disastrosa.

Andando in bagno sentii che il tormento d’amore mi sfocava la vista. Crollai svenuto sbattendo la testa a terra. Quando mi ripresi decisi con lucidità che in futuro avrei fatto soffrire qualsiasi donna mi fossi trovato di fronte”.

Ad ogni modo, Francesco cresce, passa dalle medie alle superiori. Matura consapevolezza, si distanzia dagli amici bulli, legge libri, vuole evolversi dallo stereotipo del maschio a cui da sempre si è sforzato di somigliare, sin da bambino, quando il padre lo portava all’entrata del villaggio vacanze svedese per vederne uscire le turiste, accaldate e succinte, e commentarne i seni, le gambe, e raccontare storie sulla loro disponibilità sessuale.

Ma “i maschi non si evolvono, restano uguali ai padri, nonostante i tentativi disperati, esasperati di distinguersi”.

Il nucleo del maschio, infatti, è già formato. Tra l’altro, si è nutrito dell’immaginario virile, brutale, di fumetti e film d’avventura/erotici/pornografici. L’animale è sedimentato e attende.
Attende, finché l’acne scompare, arriva il primo amore corrisposto, il pene circonciso è persino più forte (meno sensibile). Francesco si accorge di suscitare interesse nelle ragazze. È lì che inizia a tradire, a infliggere sofferenza, insorge il suo lato erotomane, va alla continua ricerca di occasioni sessuali, anche quando si sposa e diventa padre.
Arriva infine per lui l’età della potenza: ora ha cinquant’anni, è uno scrittore di successo, vince un premio prestigioso e ha un’amante bellissima, Marta, che lascia sola per recarsi con la moglie a un evento letterario a Helsinky, dove è accolto con ammirazione, gli sguardi delle donne su di lui, una traduttrice finlandese tenta di sedurlo innanzi alla moglie. Marta intanto soffre aspettando un suo messaggio. Tornati in albergo, la moglie è prostrata, si è resa conto che al declino di lei — dovuto all’avanzare dell’età, la menopausa — corrisponde l’ascesa di lui. E lo accusa, seppur velatamente, di sentirsi “stocazzo”.

È vero, Francesco si trova proprio dove sognava di arrivare: lui nel punto più forte e le donne in quello più fragile. Ma è una forza, la sua, un’arroganza, che convive con la frustrazione rabbiosa del ragazzino con l’acne, perché di questa fragilità il nucleo del maschio si nutre. L’animale ha trovato aperture nei punti dolenti, è penetrato nelle crepe dell’anima e ora, specie nel momento di maggior successo, libera una potenza onnivora: tradisce, impone, urla, insulta, tira cazzotti ai mobili, dice: t’ammazzo. Francesco sa trattenere la violenza fisica. Ma niente può contro quella verbale, gestuale, che riversa principalmente nell’ambito domestico, su moglie e figli, a cui sempre seguono pentimento e vergogna. A nulla serve il lavoro interiore volto a opprimere il lato bestiale: l’istinto di sopraffazione, gli scatti d’ira, continuano a manifestarsi. L’animale ferisce, crea fragilità nei figli, spaccature entro cui insinuarsi, per passare di padre in figlio.

Poiché questo libro inizia giocando su cliché di genere con una certa cinica ironia, la complessità profonda e brutale che segue colpisce di sorpresa. Una narrazione spudorata, cruda, articolata ma chiarissima, che si snoda attraverso citazioni di film, romanzi, fumetti, e ha il focus nella sofferenza d’essere maschio, educato dalla comunità dei maschi, condizionato dall’occhio sociale del maschio, che come un panopticon ti fa sentire osservato, sempre.

Possiamo quindi concludere che il maschio è tendenzialmente prepotente e traditore perché ha sofferto? No, il dolore non giustifica, tutt’altro, secondo l’autore è un pretesto, la scusa del maschio per liberare l’istinto di sopraffazione.
La differenza, per quanto sottile, è radicale.

Un libro adatto a uomini e donne: ai primi per guardarsi dentro; a noi donne consegna le chiavi per interpretare il mondo maschile (o parte di esso), e forse, una maggior consapevolezza può anche risparmiarci qualche inutile tribolazione.

Edizione esaminata e brevi note

Francesco Piccolo (1964) è scrittore e sceneggiatore. I suoi ultimi libri sono: La separazione del maschio, Momenti di trascurabile felicità, Il desiderio di essere come tutti (Premio Strega 2014), Momenti di trascurabile infelicità e L’animale che mi porto dentro. Ha firmato, tra le altre, sceneggiature per Nanni Moretti (Il Caimano, Habemus Papam, Mia madre), Paolo Virzì (My name is Tanino, La prima cosa bella, Il capitale umano, Ella & JohnThe Leisure Seeker, Notti magiche), Francesca Archibugi (Il nome del figlio, Gli Sdraiati), Silvio Soldini (Agata e la tempesta, Giorni e nuvole). Ha sceneggiato la serie tv L’amica geniale, tratta dall’omonimo best seller dell’autrice Elena Ferrante. È stato autore di molti programmi televisivi come: Vieni via con me, Quello che (non) ho, Viva il 25 aprile e Falcone e Borsellino. Collabora con il Corriere della sera.

Francesco Piccolo, L’animale che mi porto dentro, Einaudi, 2018

Amanda Greco, aprile 2019