Siviero Luigi

Dopo il crepuscolo dei supereroi

Pubblicato il: 20 Aprile 2019

Diversi anni fa lo scrittore britannico Neil Gaiman, quello di “American Gods” per intenderci, ha affermato di dedicarsi alle sceneggiature di fumetti “perché il loro è un medium sperimentale, che […] permette di sconvolgere qualsiasi regola. Me l’ha insegnato quel genio di Alan Moore”. Al di là del fatto che delle regole nel tempo si siano comunque create –  altrimenti non saremo qui a parlare di “percorsi di riealaborazione e di riflessione” dopo “derive crepuscolari” –  è evidente che gli esiti e la genesi del fumetto possano essere trattati davvero alla stregua di un genere letterario. Lo dimostra l’approccio quasi filologico di Luigi Siviero che, col suo libro edito da Eretica, ha inteso analizzare i contenuti della cosiddetta “British invasion”; in particolare dopo “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, gli anni di “decostruzionismo” e il ritorno ad atmosfere meno folli e amorali grazie all’opera dello sceneggiatore Grant Morrison, ben intenzionato a dare “nuovamente un senso alla figura del supereroe”. Questi infatti, che nel suo “Supergods” avrebbe suddiviso la storia del fumetto supereroistico in epoche Golden Age, Silver Age, Dark Age e Rinascimento, intervistato nel 1995 insieme a Mark Millar e Steve Yeowell, affermò a chiare lettere che: “L’approccio di Alan Moore ha funzionato per un po’ ma il problema è che è troppo riduttivo. L’idea di supereroe viene portata giù a livello umano e i personaggi vengono trattati come se fossero persone qualunque con un costume pacchiano e abilità bizzarre. Ha funzionato per una manciata di buone storie perché nessuno aveva visto i supereroi scritti in questo modo ma alla fine ha condotto alla situazione in cui siamo oggi, dove il Joker fa snuff movies e Batman è un pazzo che ringhia e stringe le chiappe” (pp.35).

Il libro di Siviero, che alla stregua di un serissimo saggio letterario propone una ricca bibliografia e non concede nulla ad immagini fumettistiche, ripercorre i contrasti nascenti e poi del tutto conclamati tra la concezione “dark” di Alan Moore, vero e proprio annientamento delle ingenuità della Silver Age, e quella del più giovane Grant Morrison: “Realismo, violenza e logica, presenti in maniera più o meno preponderante nelle opere della Dark Age, erano visti da Morrison come un’opzione e non certo come un obbligo. Per lo scrittore un modo di lasciarseli alle spalle era semplicemente quello di ignorarli scrivendo qualcosa di diverso” (pp.101). Sostanzialmente, secondo il fumettista scozzese, il genere supereroistico “avrebbe potuto rivivere se si fosse fatto rivivere il suo passato e lo si avesse adattato alla postmodernità” (pp.175).

Malgrado le innumerevoli vicende del mondo dei supereroi possano creare un quadro a dir poco frammentario, gli intenti di Morrison sono analizzati da Siviero grazie a brevi capitoli dedicati a personaggi e storie principalmente “Marvel Comics UK”, “2000AD”, “DC Comics”, spesso neppure troppo note al grande pubblico, ma decisamente significative per quanto riguarda realismo, presenza di universi paralleli e progressiva ricostruzione di personalità positive: da Watchmen alla Justice League passando Monad, Miracleman, Doom Patrol, Flex Mentallo, Ultimate Man, Aztek, Arkham Asylum, e tanti altri.

Come ancora ci racconta l’autore, mentre l’opera di Moore “era una fotografia della Dark Age al suo apice”, tale che non ne rimase indenne neppure Superman, supereroe per eccellenza, Morrison, di cui si sottolinea fin dai suoi esordi la coerenza e il percorso verso un fumetto che non sia soltanto cupezza e crudeltà, “prese in mano la JLA quando la Dark Age era nella sua fase conclusiva” (più volte definite “macerie”) e “ricostruì il supereroe, al quale diede un nuove senso per mezzo dei suoi ragionamenti e delle sue storie” (pp.180). Le conclusioni di Siviero sono molto chiare: proprio con la JLA era stato trovato un percorso per rivitalizzare questo genere fumettistico, un “modo convincente per coniugare il realismo con il superomismo tradizionale”. In altri termini con la “JLA era stato dimostrato che matrici della Silver Age e della Dark Age potevano essere fuse per dare vita ad un fumetto che non fosse nostalgico o datato né imperniato su una polemica con le correnti narrative del decennio precedente”. È in fondo quello che in altra occasione era stato affermato sempre da Morrison, fautore di un fumetto inteso come combinazione delle fasi precedenti, di “un meraviglioso calderone” che recuperi la “freschezza primitiva della Golden Age, l’inventiva pionieristica della Silver Age e la profondità psicologica e le sperimentazioni della Dark Age”.

Edizione esaminata e brevi note

Luigi Siviero, (Trento, 6 giugno 1977) è un apprezzato autore di saggi sui fumetti. Fra le sue opere si ricordano “Dylan Dog e Sherlock Holmes. Indagare l’incubo” (NPE, 2012), “Dall’11 settembre a Barack Obama. La storia contemporanea nei fumetti” (NPE, 2012) e “Sherlock Holmes. L’avventura nei fumetti” (ProGlo, 2016). Nel campo della narrativa ha vinto il Premio Fogazzaro e ha pubblicato il romanzo “Il tramezzino” (centoParole, 2018)

Luigi Siviero, “Dopo il crepuscolo dei supereroi. Grant Morrison, Alan Moore e la British Invasion”, Eretica, Buccino 2018, pp. 214.

Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2019