Schoenewaldt Pamela

Straniera

Pubblicato il: 20 Ottobre 2019

Opi è un comune marsicano. Io sono marsicana. Molti non sanno nemmeno cosa sia e dove sia la Marsica, segno evidente che la mia terra sia sconosciuta ai più. Lo è da secoli, d’altro canto. Opi è un paese piccolissimo, abitato da quattrocento persone, più o meno. Un borgo molto caratteristico incluso nell’area protetta del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Se dovessi immaginare Opi nella seconda metà dell’800 lo vedrei molto simile al mio paese negli stessi anni: povertà diffusa, gente che si conosce da generazioni, la montagna a comandare i tempi e le esistenze, uomini che fanno i pastori e i contadini, un po’ di vigne e, soprattutto, tante persone costrette a cercare qualcosa di meglio. Anche lontano, lontanissimo. Si partiva per l’Argentina, per l’Australia, per l’America. Gente che non era mai andata oltre i confini di Pescasseroli o di Avezzano spinta a lasciare tutto per trovare condizioni di vita migliori, per mandare i soldi a casa, per crescere i figli, per sfamare e sfamarsi, finalmente.

Irma Vitale, la “Straniera” protagonista di questo romanzo, è una ragazza di Opi. “Nel 1871, quando avevo dieci anni, tutta Opi fu convocata sul sagrato della chiesa, dove padre Anselmo lesse un proclama giunto da Roma in cui si diceva che dovevamo essere fieri perché eravamo diventati cittadini del glorioso e invincibile Regno dell’Italia unita. Ma l’unificazione non cambiò niente nelle nostre vite. Restammo poveri, il re non lo vedemmo mai e la mamma continuò a odiare la Sicilia“. Irma perde la madre quando è poco più di una bambina. Cresce con suo padre, la zia Carmela e un fratello che si chiama Carlo. Opi non ha molto da offrire soprattutto non consente a Irma di sposarsi come fanno le altre. Lei è considerata bruttina per via di un naso un po’ ingombrante: “Cercavo sempre di voltarmi in modo che l’ombra dissimulasse il naso importante dei Vitale“. Il problema è che ragazzi da sposare a Opi o a Pescasseroli ce ne sono sempre meno. Tanti sono andati già via e quei pochi che restano sono già impegnati con altre giovani più belle e ricche di Irma.

Irma deciderà di andare via, come ha fatto poco tempo prima suo fratello. Parte per l’America, da sola, proprio con la speranza di ritrovare Carlo, che non ha più dato notizie di sé. Non sa leggere né scrivere, Irma. Non è mai andata oltre le sue incantevoli montagne. Non ha mai avuto a che fare che con i pastori e le massaie del suo paese. Ha un talento speciale, certo, perché sa ricamare divinamente, ma nient’altro. Eppure ha il coraggio delle donne, giovani e anche un po’ disperate. Sa che rimanere a Opi la farebbe morire zitella e povera, come tante. Deve imbarcarsi a Napoli, proprio come ha fatto tanta altra gente che dall’Abruzzo ha cercato un’altra vita al di là dell’Oceano. Salirà sul Servia, un transatlantico che trasporta tanti disgraziati verso una terra fatta di incognite, timori, promesse e immancabili speranze.

Il romanzo, proprio perché è un romanzo, tende ad addolcire ciò che probabilmente nella realtà dei tempi è stato molto più difficile, amaro e straziante. Seguiremo Irma lungo tutto il suo percorso di viaggio geografico e umano perché “Straniera” è a tutti gli effetti un romanzo di formazione attraverso il quale vedremo la nostra Irma crescere, soffrire e fare esperienza. La giovane di Opi, inizialmente sprovveduta e un po’ ingenua, impara a sue spese cosa significhi diventare grande, affrontare le difficoltà, confrontarsi con un’umanità diversa e non sempre onesta. La vedremo arrivare a New York e poi spostarsi a Cleveland, a Chicago e infine a San Francisco. Un’esplorazione coraggiosa di luoghi e di anime. Irma deve imparare una lingua nuova, subire piccole angherie e capire come sopravvivere fuori da una famiglia e da un paese che non sa e non può dimenticare. “Irma, non morire tra gli stranieri“, le aveva raccomandato sua madre poco prima di morire. Forse perché sapeva, intimamente, che sua figlia, prima o poi, si sarebbe allontanata dalla sua casa e avrebbe corso il rischio di non farvi più ritorno.

Irma è un’eroina come ce ne sono state molte. In America può ottenere quella “fortuna” che in Italia non avrebbe avuto. La piccola ricamatrice decide di studiare e di migliorarsi così da riuscire ad emanciparsi con sacrificio e dedizione. La lettura fila via spedita grazie a una scrittura lineare e, per certi versi, molto semplice e diretta. “Straniera” narra una vicenda a lieto fine che sembra rappresentare perfettamente il “grande sogno americano” che tanti nutrono anche oggi. Una storia che racconta anche la bellezza delle differenze, la capacità di trovare intese e connessioni tra persone di culture e tradizioni molto diverse perché, probabilmente, la grandezza di una nazione si misura soprattutto dal grado di civiltà e di umanità di chi la abita. Irma Vitale di Opi riesce a trovare il suo posto in un continente diverso, senza mai dimenticare da dove è arrivata né chi le ha voluto bene. La memoria delle proprie radici, mista a una piccola dose di malinconia, traspaiono costantemente durante tutto il romanzo in cui, va ribadito, viene descritta con delicatezza una storia di emigrazione, una storia che arriva dal passato ma somiglia, in maniera quasi commovente, a molte storie del nostro presente.

Edizione esaminata e brevi note

Pamela Schoenewaldt, scrittrice americana, vive a Knoxville, Tennessee (USA). Ha insegnato Letteratura inglese presso l’Università del Tennessee e a Napoli, dove ha vissuto per dieci anni. Ha pubblicato tre romanzi storici sull’esperienza dell’emigrazione: “When we were strangers” (2011), “Swimming in the Moon” (2013) e “Under the same blue sky” (2015). Ha vinto diversi premi internazionali per i suoi racconti. Il suo testo teatrale “Espresso con mia madre” è stato prodotto e messo in scena a Napoli. I suoi libri sono già stati pubblicati in olandese, tedesco, polacco e russo. “Straniera” è il suo primo romanzo tradotto in italiano.

Pamela Schoenewaldt, “Straniera“, Ianieri Edizioni, Pescara, 2018. Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini. Titolo originale “When we were strangers“, Harper Collins Publishers, New York, 2011.

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