Santoro Giuliano

Breaking Beppe. Dal Grillo qualunque alla guerra civile simulata

Pubblicato il: 12 Aprile 2015

“Breaking Beppe”, il libro di Giuliano Santoro pubblicato all’indomani del successo elettorale di Renzi alle Europee, non si limita ad indagare vita e miracoli del movimento 5 stelle e dei suoi due guru, ma di fatto volge lo sguardo a tutta la politica italiana. La tesi di fondo è che la “storia di Beppe Grillo e del Movimento che ha fondato e che – tecnicamente – possiede è una storia che ne contiene molte altre” (pag. 8). Tesi che conduce ad una conclusione apparentemente provocatoria: se vero che i pentastellati nell’occasione delle ultime elezioni hanno sbagliato strategia politica e hanno impaurito un elettorato che di conseguenza si è riversato sul ducetto di Rignano, nel tempo stesso Grillo ne è uscito ugualmente vincitore in quanto ha incoraggiato e accompagnato “lo spostamento definitivo dell’agone elettorale dalla rappresentanza alla rappresentazione” (pag. 9). Santoro ha quindi concepito il suo libro “come un intreccio di itinerari, storie e riflessioni teoriche”: l’autore ha voluto così integrare le analisi più strettamente accademiche, tratte dai più recenti studi politologici, alla cronaca più controversa e ai cenni biografici sul Beppe – Walter White. Tra l’altro il riferimento al celebrato serial “Breaking Bad” – facile da capire – svela l’approccio molto critico di Santoro nei confronti di quelle che vengono definite le “schizofrenie” di Grillo, i cui discorsi “pendolano senza posa dalla Sinistra alla Destra”, dalla protezionismo al liberismo, dalla Costituzione all’eversione. Un’apparente dissociazione di comportamenti tali che “il Grillo politico finisce per oscillare impercettibilmente dall’empatia delle vibrazioni positive agli impulsi che stuzzicano il nostro lato oscuro”. In altri termini tutto l’armamentario di una “guerra civile simulata”, dove alcuni frame introdotti nello scorso ventennio dalle Destre berlusconiane e leghiste sono utilizzati abitualmente sia da Grillo che da Renzi, dove il conflitto viene solo agitato in paese devastato da ladri, servi, elettori invasati, giovani politicanti tanto fanfaroni quanto incapaci, dove l’arena politica si sta spostando definitivamente dalla piazza alla televisione e ai social network e dove termini pietosi come “rosiconi” diventano appannaggio dei tossici digitali renziani ed anti-renziani. Una situazione politico-sociale a dir poco schizofrenica che, con una certa perfidia, nel libro di Santoro viene testimoniata proprio dai comportamenti di Beppe-Walter White. Da qui il racconto di tutta una serie di contraddizioni da parte del popolo pentastellato. Ad esempio: “Se si osserva il dibattito interno al Movimento, inoltre, ci si accorge che anche sulla lotta alle privatizzazioni i grillini non sono tanto d’accordo, nonostante abbiano cavalcato l’onda del travolgente movimento per l’acqua bene comune, battendosi contro l’affidamento a società private del servizio idrico locale. Non è un caso, dunque, che il consigliere comunale di Torino Vittorio Bertola abbia ammesso di essere un fan di Ron Paul, il candidato della Destra americana ultra-liberista (uno che, per intenderci, vorrebbe abolire persino la Banca Centrale per relegare alla mano invisibile del mercato persino l’emissione di moneta)” (pag. 86). Nello stesso modo viene evidenziato quanto detto e poi contraddetto in merito agli immigrati e alla Bossi-Fini. Contrasti che probabilmente trovano una loro spiegazione nelle parole di Roberto Biorcio: “è cambiato anche il suo [ndr: di Grillo] elettorato. Prima era soprattutto giovanile e prevalentemente collocabile nel Centrosinistra. Poi ha raccolto voti anche da Destra sfruttando la crisi profonda del Pdl e della Lega” (pag. 154).

A distanza di un anno dalla prima edizione di “Breaking Beppe” ci sarebbe anche da interrogarsi – questo lo aggiungiamo noi – se magari, da parte dei più accesi militanti pentastellati, non vi sia una qualche contraddizione nel voler mitizzare da un lato la cosiddetta democrazia diretta e la legalità e poi, contestualmente alla polemica anti Ue, mostrarsi sodali con Putin e con la sua democratura mafiosa. Tutte contraddizioni, ovviamente negate e rispedite al mittente, che, secondo la vulgata grillina, troverebbero la loro medicina in una tecnologia che “non viene descritta per quello che è, cioè un complesso campo di forze, uno spazio di tensione tra diversi interessi” (pag. 121), al punto, come ha scritto tempo fa Wu Ming 1, che ormai si può parlare di “feticismo digitale”. Lo stesso linguaggio comico di Grillo-White – bellissimi i ricordi sul suo vicino di casa, il futuro killer Donato Bilancia, quando la madre gli diceva: “Torna con Donato, così sto più tranquilla” –  viene interpretato come frutto di una logica stringente: “far ridere è evidenziare contraddizioni”, e nel contempo “per far ridere bisogna essere semplici” (pag. 134). E’ evidente il rischio di banalizzazioni e di eccessive semplificazioni in merito ad argomenti complessi, ma sicuramente  si coglie quanto possa risultare efficace questo modo di proporre la soluzione dei problemi e come si possano entusiasmare coloro, per lo più impotenti, che pretendono la loro dose di dopamina quotidiana. Una delle conseguenze della contrapposizione tra un “noi” e un “loro”, in qualche modo esaltante, viene rilevata ancora da Roberto Biorcio, uno degli studiosi più citati da Santoro: “Il vero obiettivo [ndr: dei grillini] non è mandare più gente possibile dal basso nelle istituzioni. L’obiettivo è avere l’esclusiva della domanda che nasce dal vuoto di rappresentanza. I grillini non considerano importante il merito della singola battaglia che stanno facendo, bensì il fatto che ne detengano l’esclusiva, che siano solo loro a portare avanti, senza lavorare da pari a pari con altri” (pag. 154). Il comico genovese – per farla breve – rappresenterebbe la televisione che colonizza i nuovi strumenti di comunicazione. Da qui, dopo pagine che ci hanno raccontato del ruolo di Casaleggio, delle epurazioni, degli “influencer” che ruotano intorno al blog di Grillo e non solo, una conclusione molto polemica: “la molteplicità viene ad essere ricondotta a unità tramite la tecnologia […] La ‘Rete’ di per sé non promuove un balzo in avanti sulla strada del superamento dei media verticali. Al contrario, essa presenta le caratteristiche di una regressione del web verso le logiche della neo-televisione, e nel caso del Movimento 5 Stelle esalta la connessione diretta tra il leader – attore e il suo pubblico – audience […] Grillo si rivolge alla massa in quanto oggetto totalizzante e incapace di parlare per conto suo” (pag. 181-182).

E’ passato quasi un anno dalla prima edizione di “Breaking Beppe”, ed è pur vero che i sondaggi, a fronte degli scandali e delle ottimistiche “narrazioni” renziane, danno il Movimento 5 Stelle in ripresa, ma c’è da pensare che molti si arrabbieranno nel leggere delle gesta di Grillo secondo l’interpretazione di Giuliano Santoro: non soltanto i fedelissimi 5 Stelle che potranno aversene a male, ma semmai coloro che, viste come si son messe le cose nel cosiddetto “palazzo”, auspicavano un’opposizione intransigente al governo e parimenti affidabile, che non si perdesse in intemerate pro-Putin e anti-Euro, tanto da far saltare la mosca al naso addirittura ad un simpatizzante come Travaglio: “se poi gli espulsi votano col governo, magari sperando che qualcuno li ricandidi, si può pure sputtanarli come i nuovi Razzi e Scilipoti. Ma il primo colpevole è chi li ha espulsi, gettandoli fra le braccia di Renzi. Il quale, con degli avversari così, può campare cent’anni”. Una guerra civile che sarà pure simulata ma che, temiamo, abbondi di “quinte colonne”.

Edizione esaminata e brevi note

Giuliano Santoro, giornalista, si occupa di politica, cultura e società. Dopo aver lavorato per dieci anni al settimanale «Carta», collabora con quotidiani e riviste e cura un blog sul sito di «Micromega». Nel 2012 ha pubblicato per Rubbettino il saggio “Su due piedi, camminando per un mese attraverso la Calabria”.

Giuliano Santoro, “Breaking Beppe. Dal Grillo qualunque alla guerra civile simulata”, Castelvecchi (Collana Rx), Roma 2014, pag. 188.

Luca Menichetti. Lankelot, aprile 2015