Stella Gian Antonio, Rizzo Sergio

Licenziare i padreterni. L’Italia tradita dalla Casta

Pubblicato il: 13 Novembre 2011

“Oltre che per le palle bisogna prenderlo per il cazzo. Domani se è aperto vado in un sexy shop e prendo un po’ di cose per me e per te: più troie siamo e più bene ci vorrà”. Così una ormai celebre consigliera regionale in un sms intercettato nel contesto di un’inchiesta per concussione e prostituzione minorile. La destinataria del messaggio era un’amica di cene eleganti e il tipo delle palle e della nerchia era un politico imprenditore venditore con il quale la consigliera, in altra occasione, disse di aver avuto una relazione sentimentale. C’è da chiedersi semmai cosa sarebbe venuto fuori se fosse stato solo sesso; ma non è questo che adesso c’interessa. Con queste poche righe Stella e Rizzo, gli autori di “Licenziare i padreterni”, hanno giustamente innestato un po’ di grottesco nel corpo di un libro che, nonostante le enormità che si leggono, difficilmente riesce a fare ridere. Sarà il periodo poco felice, con tanti italiani ormai esausti dopo anni di sputtanamenti planetari della nostra classe politica, sarà che quando si parla di quattrini – nostri – è meno facile riderci su, ma l’impressione è che rispetto ad opere precedenti come “Tribù” o la stessa “Casta”, i toni complessivi siano meno ironici, anche se lo stile giornalistico della coppia Stella – Rizzo rimane sempre immediato e brillante.

Ancora una volta l’argomento è quello della “Casta”, attualizzato al 2011: una panoramica puntuale dei privilegi, dell’abuso di potere, delle impunità, le ingordigie, le prepotenze, l’inadeguatezza di una classe politica che, in questa mancanza di sobrietà e con una spiccata predisposizione ad arraffare, si mostra davvero con poche differenze tra gli schieramenti politici. Non tutti sono uguali ovviamente, ed è pure possibile fare dei distinguo, ma se andiamo ad analizzare i grandi numeri potremmo dire tutt’al più che uno schieramento è quantitativamente meno indecente, magari con meno truffatori all’attivo, non certo tale da considerarlo modello di virtù. Stella e Rizzo quindi dopo quattro anni dall’uscita del fortunatissimo “La casta” sono tornati ad indagare sul fortilizio autoreferenziale dei nostri rappresentanti eletti-nominati, i quali, almeno su certi argomenti sembrano andare proprio d’amore e d’accordo: proteggere i propri privilegi. Un’indagine che forse non è risultata neppure troppo faticosa, visto che le fonti risultano spesso articoli di colleghi pubblicati su quotidiani e periodici. Rispetto però una pubblicazione periodica e parziale su singole porcate rileviamo una differenza sostanziale. Spesso le notizie di abusi e di magna magna si sono accompagnate a dichiarazioni di pentimento e a promesse tipo “non lo faremo più”, oppure “è stata un’eccezione sciagurata, non siamo tutti così”: insomma a qualcosa che poteva diluire l’impressione di oscenità e ridare un minimo di speranza in una politica più sobria e dignitosa.

Con “Licenziare i padreterni” non è così perché Stella e Rizzo non danno soltanto conto delle spese folli per mantenere questi personaggi, compresa la signorina delle palle e della nerchia, ma evidenziano pure le furberie e le balle messe in piedi per aggirare le promesse di sobrietà e continuare ad arraffare senza sosta. Proprio negli anni del fittizio “miracolo italiano”, ma dei reali bunga bunga, gli aerei blu volano più di prima, magari per scortare verginelle alle cene eleganti, i rimborsi elettorali che hanno superato i 5 miliardi e mezzo, presidenti  di regione che  intascano  come tre governatori Usa, autoblu a vita, menù di lusso a meno di dieci euro, la difesa dei tripli vitalizi e via e via. E poi tanti dati, mai smentiti, frutto di privilegi o sistemi contrattuali truffaldini del tutto coerenti con la “gelatina” della P3 e della P4.

Pensiamo “che un chilometro di alta velocità ferroviaria, come sostiene uno studio dell’associazione Italiadecide del 2010, abbia i costi più alti d’Europa, dai 20,3 ai 96,4 milioni a chilometro, a seconda delle tratte, contro i 10,2 della Francia e i 9.8 della Spagna” (pag.34). Poi i dati sulle spese di Camera e Senato che smentiscono gli artifici contabili imbastiti per una stampa magari poco propensa ad investigare e più predisposta invece al ruolo di velina: “Nel 2001, agli albori del decennio berlusconiano, interrotto solo dai due anni prodiani, il Senato costava 349 milioni in valuta attuale, nel 2006 ne costava 527, nel 2010 addirittura 576” (pag. 85). Non posso certo elencarvi ad una ad una le imprese di questi signori visto che in ogni pagina troviamo qualcosa che potrebbe far venire voglia di tirare quelle palle citate dalla consigliera, ma anche tante altre, molto ma molto forte, e non con lo spirito elegante che c’era in quelle cene.

Pensiamo alla società Metro C, il general contractor che sta realizzando la nuova linea della metropolitana di Roma, un’opera da almeno 3 miliardi e mezzo di euro. Tra i soci troviamo Catalgirone, l’Ansaldo e il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna e la Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi. Insomma veniamo a sapere di un finanziamento da 50.000 euro al Pdl  da parte di questa Metro C: praticamente le cooperative rosse che finanziano Berlusconi. Coerente con queste generoso appeasement la frase attribuita all’ormai ex premier e ricordata da Stella e Rizzo: “Conflitto d’interessi s’intende se faccio il mio interesse contro quello degli altri. Se facendo l’interesse di tutti faccio anche il mio perché sono uno dei tutti, che conflitto è?” (pag. 113).

Il titolo “Licenziare i padreterni” è stato suggerito da un editoriale di Luigi Einaudi  pubblicato in quel del 1919: dalle colonne del Corriere della Sera l’economista e futuro presidente della Repubblica attaccava la classe politica che, già  allora, si trastullava tra soldi pubblici, economia, interessi elettorali e di bottega, mentre da lì a poco il paese sarebbe scivolato in una crisi ancor più profonda e poi nel ventennio. La netta impressione però è che quello che aveva visto Einaudi fosse qualcosa di meno scandaloso  rispetto a quanto poi accaduto in quello nostro di ventennio post tangentopoli, dove gli appartenenti alla casta non hanno mai voluto sapere di limitarsi, vuoi col pretesto che contestare è “demagogia” e “antipolitica”, vuoi col pretesto di diffondere uno strepitoso ottimismo ed un’Italia così buone mani  da potersi permettere qualche spesuccia anche un po’azzardata. Quindi opportune le citazioni presenti nel libro: “la crisi è già alle spalle” (Renato Brunetta, agosto 2008), che occorreva “finirla con i corvi del malagurio” (Claudio Scajola, febbraio 2009), “una crisi che ha origini soprattutto psicologiche” (Silvio Berlusconi).

Stella e Rizzo più volte ci hanno ricordato che non tutti i politici sono uguali, ci hanno pure riferito vicende che mostrano altra pasta di uomini (si veda il futurista Lorenzo Marranghello ed altri), ma tutto sembra una goccia in mezzo al mare. Il libro affronta un argomento molto popolare: le motivazioni commerciali che hanno portato alla sua pubblicazione però non possono metterne in ombra i contenuti, incontestabili e incontestati. Ma soprattutto sono convinto che, malgrado lo stile brillante e i racconti dove impazzano personaggi improbabili, “Licenziare i padreterni” vi farà ridere proprio poco

Edizione esaminata e brevi note

Sergio Rizzo è nato ad Ivrea nel 1956. Responsabile della redazione economica romana del “Corriere della Sera”, ha lavorato a “Milano Finanza”, al “Mondo” e al “Giornale”. Ha scritto con Franco Bechis “In nome della rosa. La storia della casa editrice Mondatori” pubblicato dalla Newton Compton” nel 1992.

Gian Antonio Stella è nato ad Asolo nel 1953. Inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”, dopo l’esordio nella saggistica con “Schei. Il mitico Nordest dal boom alla rivolta”, ha scritto numerosi libri. Tra i quali “Tribù. Foto di gruppo con Cavaliere”, “L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, “Odissee. Italiani sulle rotte del sogno e del dolore”, “Sogni e fagotti” (con Maria Rosaria Ostuni), “Avanti popolo. Figure e figuri del nuovo potere italiano” e il romanzo “Il maestro magro”.

Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, Licenziare i padreterni. L’Italia tradita dalla Casta, Rizzoli, Milano 2011, pag. 183, € 9,00

Luca Menichetti. Lankelot, novembre 2011

Recensione già pubblicata su ciao.it il 13 novembre 2011 e qui parzialmente modificata