Travaglio Marco

Slurp. Dizionario delle lingue italiane. Lecchini, cortigiani e penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinati

Pubblicato il: 29 Luglio 2015

Marco Travaglio negli anni si è costruito una fama sinistra, soprattutto presso gran parte della classe politica e dei cosiddetti giornalisti: giustizialista, manettaro, il Lavrenty Beria de noantri (copyright Sergio Staino). Tutte cordialità che però spesso dimenticano una caratteristica professionale che invece Indro Montanelli riconobbe in tempi non sospetti: ” Il giorno in cui gli chiesi se in quel suo archivio, in cui non consente a nessuno di ficcare il naso, ci fosse anche un fascicolo intitolato al mio nome, Marco cambiò discorso”. C’era molta ironia in queste affermazioni del giornalista toscano, ma significava anche che, fin da allora, l’archivio rappresentava uno strumento indispensabile del lavoro di Travaglio.

Un modo di procedere che vuol dire appunto scovare fatti, detti e contraddetti del recente passato, per lo più dimenticati, e che in “Slurp” ritroviamo in tutta evidenza. Così la quarta di copertina: “come giornalisti e opinionisti di chiara fama hanno beatificato la peggior classe dirigente d’Europa. Basta dar loro la parola. Cronache da Istituto Luce, commenti da Minculpop, ritratti da vite dei santi… Un esercito di adulatori in servizio permanente effettivo. Ecco un’antologia, a tratti irresistibilmente comica, di tutto quello che ha cloroformizzato l’opinione pubblica per assicurare consensi e voti a un sistema di potere politico-economico incapace, mediocre e molto spesso corrotto”. Il libro, antologia dello zerbinaggio, in realtà riguarda in gran parte anche coloro che hanno inteso la militanza politica come amore totalizzante, senza se e senza ma, nei confronti del loro segretario o presidente. E quindi decisamente azzeccata la citazione di Wodehouse in apertura del capitolo “I Lecca-padroni”: “Un padrone lo si giudica dai servitori che si sceglie” (pp.373). Alcuni brani – tutte parole effettivamente pronunciate, a quanto pare senza alcuna resipiscenza postuma – meritano di essere assaporati a lungo. Le crudeli precisazioni di Travaglio, un po’ come leggiamo nella rubrica del Fattoquotidiano “Ma ci faccia il piacere”, amplificano enormemente l’effetto cabaret. Ad esempio il renziano Sandro Bondi quando ancora il suo coinvolgimento era tutto per Silvio, il Dottore, “l’enormemente buono”: “In Berlusconi c’è una forza morale, religiosa, umana che traccia un impegno politico che non tutti dimostrano di comprendere” (Corriere della Sera, 6.8.2003); “E’ necessario difendere fino in fondo Berlusconi e la sua maggioranza dall’accanimento persecutorio dei giudici. Fino al sacrificio del nostro corpo” (il Giornale, 8.8.2003); “Berlusconi, il Presidente di tutti, un uomo che ha portato nella politica italiana innanzitutto una ventata di moralità e pulizia” (Il Giorno, 17.9.2003). Considerazioni, a dirla tutta, non isolate: “Il Presidente Berlusconi ha restituito moralità alla politica” (Nicola Cosentino, La Discussione, 22.5.2008).

Se Bondi-Dragomiro per vent’anni è stato il maggiordomo perfetto, amoroso e devoto, quindi giustificabile a causa dei suoi sentimenti, più inquietanti le esternazioni dei cosiddetti giornalisti, piuttosto che “cani da guardia del potere”, secondo tradizione anglosassone, probabilmente soltanto cani. Nell’antologia troviamo nomi ricorrenti: Aldo Cazzullo, Alessandro Sallusti (“Renzi ha le palle”), Federico Geremicca, Mario Calabresi, un invecchiato Scalfari, Francesco Verderami, Antonio Socci, Massimo Franco, Antonio Polito, Vittorio Feltri, Concita De Gregorio, Antonella Rampino, Stefano Folli, Angelo Panebianco, Claudio Cerasa, Roberto Napoletano, Gianni Riotta; e tanti altri, spesso “dialoganti” al di là di ogni ragionevole dubbio. Forse ancor più totalizzante la devozione di Renato Farina, alias agente Betulla, colto in momenti contemplativi e in preda a suggestioni tenere e sensuali: “i capezzoli [ndr: di Berlusconi] in trasparenza, attraverso un pigiama bianco alla Marlon Brando […] l’allegro sorrisetto da scoiattolino e il suo nasino disneyano […] Berlusconi con la maglietta blu e i calzoncini bianchi è del 1936. Ha le gambe che sembrano la reclame del borotalco dei bambini. Non oso chiedere se si depila” (pp.472-473).

“Slurp” per lo più è antologia di articoli inneggianti l’eccezionalità dei nostri capi di stato, di governo e ministri, testimonianza di cosa abbia voluto dire inciucio (per lo più tradotto come “sforzo collegiale”), sempre e comunque supportato dagli organi di (dis)informazione. Risulta evidente come il modello larghe intese versione Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, ovvero l’inciucio alla luce del sole, abbia incentivato l’uso di parole chiave quali “sobrio”, “sobriamente”, “dialogo”, “dialogante”, “avversari ma  non nemici”, “è diventato uno statista”, “generazione Telemaco”, con effetti a dir poco comici.

Un finale poetico appare opportuno, soprattutto se il poeta si chiama Sandro Bondi:

“A Silvio: Vita assaporata.Vita preceduta.Vita inseguita.Vita amata.Vita vitale.Vita ritrovata.Vita splendente.Vita disvelata.Vita nova.

A Rosa Bossi madre di Berlusconi: Mani dello spirito. Anima trasfusa. Abbraccio d’amore. Madre di Dio.

 A Giuliano Ferrara: Antro d’amore. Rombo di luce. Parole del sottosuolo. Fiume di lava. Ancora di salvezza.

A Marcello Dell’Utri: Velata verità. Segreto stupore. Sguardo leggero. Insondabili orizzonti” (pp.444).

Edizione esaminata e brevi note

Marco Travaglio (Torino, 1964), scrive per Il Fattoquotidiano, A, Micromega, dopo aver collaborato per anni al Giornale diretto da I. Montanelli, Repubblica, l’Unità. E’ l’attuale direttore del Fattoquotidiano. Tra suoi più recenti successi “Mani sporche” (Chiarelettere 2007, con Gianni Barbacetto e Peter Gomez). Altri suoi libri, tra i tanti, sono “La scomparsa dei fatti”, “Montanelli e il cavaliere”, “Intoccabili”, “L’odore dei soldi”, “Bravi ragazzi”, “Se li conosci li eviti”, “Italia anno zero”, “Papi”, “Uliwood Party”, “Promemoria”, “Colti sul Fatto”, “BerlusMonti”.

 Marco Travaglio, “Slurp. Dizionario delle lingue italiane. Lecchini, cortigiani e penne alla bava al servizio dei potenti che ci hanno rovinati”, Chiarelettere (collana Principioattivo), Milano 2015, pp.592.

Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2015