Gli autori vari che hanno contribuito alla realizzazione di questo volumetto sono Laura Bosio, Guido Conti, Donatella Di Pietrantonio, Carlo Grande, Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro e Laura Pariani. Si tratta di un’opera che rientra nella serie «Civiltà Appennino» a cura della Fondazione Appennino. Sette scrittrici e scrittori italiani importanti e d’esperienza si sono misurati scrivendo attorno a una tematica ancestrale e obliqua come quella rappresentata dai corsi d’acqua. Ognuno di loro ha sviluppato l’argomento in maniera del tutto soggettiva. Personalmente ho amato, tra i sette, i testi caratterizzati da una narratività più spiccata, dal tono evocativo ed esclusivo di memorie legate all’infanzia, alla famiglia, all’epopea territoriale appenninica di cui, da marsicana/abruzzese, sento di essere più vicina. Nello specifico, neanche a farlo apposta, i componimenti di Donatella Di Pietrantonio e di Laura Pariani, due scrittrici che amo molto.
Dalla presentazione di Piero e Gianni Lacorazza: “Sull’acqua si è fondata la civiltà. L’acqua ha scritto e porta le storie. Laddove si è scoperto un rivolo naturale che sgorgasse da una sorgente, la vita sociale delle comunità si è sviluppata ed è progredita. Nulla è fonte di innovazione più dell’acqua; un acceleratore unico del progresso. Dunque allora la civiltà nasce proprio dalle montagne, dove nasce l’acqua e si sviluppa accompagnata per le valli fino al mare. Perché i fiumi non solo hanno i ponti, ma sono essi stessi ponti. Ponti tra epoche e ponti tra territori“. Una visione che, in modo diverso e seguendo sfumature letterarie e metodologiche individuali, si rintraccia in ognuno dei testi qui raccolti. Forse, in qualche caso, ci si è lasciati “trasportare” (e parlando di fiumi è il minimo!) fino a sforare il tema e a raggiungere lidi concettuali molto lontani sia dai fiumi, sia dagli Appennini.
In vari momenti l’acqua del fiume viene trasfigurata, per la sua stessa essenza, fino a diventare solo mare o, addirittura, oceano o altro ancora. Le considerazioni di ogni autore si sviluppano liberamente, fino forse ad arrivare a perdere la misura o la messa a fuoco di ciò che, a mio avviso, doveva restare il tema pulsante. Per Guido Conti, ad esempio, il viaggio sul fiume Po è anche un viaggio nel mondo della grande letteratura italiana: da Petrarca al Tasso, da Ovidio a Zavattini, da Guerra a Guareschi. “L’acqua del Po diventa per poeti e scrittori un luogo dell’anima, un teatro dello spirito, una forza che rispecchia gli umori più intimi degli uomini“. Molti richiami alla letteratura ci sono anche nel componimento di Giuseppe Lupo il quale sottolinea, una volta di più, la connessione inesorabile tra i grandi scrittori e i territori in cui sono nati e vissuti. E non solo: “Raccontare è attraversare una geografia, trasferire da un luogo all’altro le parole seguendo l’incedere dei passi. La letteratura è una specie di camminata“.
Ho amato molto il racconto della Pariani, come ho già scritto. Il racconto che chiude la raccolta e che, secondo me, rappresenta uno suggestivo percorso emotivo e autobiografico nel tempo e nello spazio anche attraverso fiumi che con l’Appennino non hanno alcun legame perché sono geograficamente vicini alle Ande. “Dall’altra parte del mondo ho udito definire il lago, ogni lago, come femmina, mama-cocha, madre-acqua. E così continuo a sentirlo, nel mio goffo corpo di europea settantenne, mentre mi lascio avvolgere dal canto delle onde: mi scorre nelle vene, mi fluisce nel cervello, mi colma il cuore“.
Edizione esaminata e brevi note
Autori Vari, “Le vie dell’acqua. L’Appennino raccontato attraverso i fiumi“, Donzelli Editore, Roma, 2020. Presentazione di Piero Lacorazza e Gianni Lacorazza.
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