Gula Ettore

Quasi una storia d’eroi

Pubblicato il: 4 Dicembre 2021

In una recente intervista al sito di Dianora Tinti, Ettore Gula, il disegnatore-autore di “Quasi una storia d’eroi” alla domanda – nemmeno troppo strana per un “graphic novel” – “Quale colore può rappresentare meglio la personalità dei protagonisti di Ugo, Franco, Erika?” così ha risposto: “Si tratterebbe però sicuramente di colori non puri, sporcati. Come dice il titolo la storia non ha eroi (…) In generale nessun personaggio è del tutto buono o del tutto cattivo (…) Per loro scegliete i colori che volete, ma sporcateli di nero”. Poche parole che possono introdurre l’atmosfera ambigua, e soprattutto cupa, che caratterizza i personaggi di Ettore Gula: il timido Ugo, letteralmente annichilito da una madre prepotente e cinica; Franco, un delinquente ai domiciliari; Erika, la donna di Franco, “costretta in una vita che non vorrebbe sua”, spiata e concupita da Ugo, che periodicamente le sottrae dei piccoli oggetti; un assistente sociale che poi scopriremo gestire il suo lavoro con una morale sempre più dubbia. Questa esistenza triste, tra l’altro vissuta in un palazzone di periferia e quindi ancor più sconfortante, va avanti per un po’; fino ad un avvenimento cruento che, inizialmente, coinvolge Ugo nelle vesti di protettore di Erika. Ma evidentemente trasformarsi da protettore a vendicatore è un attimo. Al punto che si potrebbe pensare che, tra le tante fonti di ispirazione di Gula, ci sia stato anche “Un borghese piccolo piccolo”, quando Giovanni Vivaldi decide di farla finita col suo prigioniero.

Si potrebbe ragionare molto sui protagonisti di questa storia, che vivono tra indolenza e reazioni a dir poco criminali, appunto perché sempre immerse in un “Quasi” da intendersi come ambiguità del segno, della parola, di genere, dell’ambientazione; di cui tra l’altro Emiliano Longobardi ha dato ampiamente conto nella sua postfazione al libro.

Inevitabilmente però l’analisi del fumetto, o graphic novel che dir si voglia, non si può limitare ad un aspetto narrativo che pure si presta ad essere sviscerato – si parla pur sempre di una vicenda fatta di desideri inconfessati e inconfessabili, di momenti onirici, di pesanti tradimenti verso la famiglia, di repentine trasformazioni di personalità, dilemmi morali. L’aspetto stilistico del disegno – quasi superfluo ricordarlo – inteso come capacità di creare autentiche inquadrature simil-cinematografiche, diventa fondamentale in un graphic novel, che, in questo caso, colpisce nel segno per diversi motivi.

Innanzitutto bisogna ricordare che Ettore Gula è disegnatore di scuola disneyana, che ha iniziato la sua carriera incontrando Gian Battista Carpi, ha lavorato per Topolino, Pk, Witch e che quindi è dotato del tratto tipico del genere disneyano. Tratto che Donald Soffritti, altro disegnatore del genere, ha così delineato: “Disney ha un tipo di inchiostrazione molto particolare: uno stile rotondo piacevole, caldo, che da sempre influenza più in generale il segno del fumetto umoristico europeo. Il compito base dello stile di inchiostrazione del fumetto Disney è quello di rendere tridimensionale – quindi, credibile – il disegno stesso. Dare tridimensionalità vuol dire dare volume. La sua caratteristica è quella del segno modulato sottile-grosso-sottile, ovvero un segno che parte sottile per poi prendere un certo spessore in base al piano di profondità in questione per poi tornare sottile. Per rendere agevolmente tale effetto si utilizza il pennello, che permette di modulare il segno a piacere con la sola pressione della mano”. Di sicuro il lettore anche quello meno esperto, nell’opera di Gula, in un contesto i cui abbondano i silenzi, le tavole disegnate prive di fumetto, potrà cogliere il tratto morbido e rotondo, a cominciare dai volti dei protagonisti, i toni freddi dello sfondo indaco con la sovrapposizione di solo tre colori. In altri termini un disegno con elementi disneyani ma in tutta evidenza che, nel complesso, poco hanno a che vedere con le opere classiche di un Gian Battista Carpi, soprattutto in virtù dell’argomento autenticamente noir. Tra l’altro ci sta che Ettore Gula, nell’ideare e disegnare “Quasi una storia di eroi”, nemmeno abbia trovato niente di rivoluzionario rispetto la sua precedente attività visto che è stato un disegnatore di Pikappa, probabilmente l’unica saga disneyana nella quale la morte e la violenza vengono rappresentate per quello che sono, senza il sistematico mascheramento a suon di onomatopee.

Mascheramento che, in questo caso, avviene non sulla rappresentazione di atti criminali, semmai sulle personalità dei protagonisti visto che, come giustamente leggiamo, è – come in un noir che si rispetti –  “una storia in cui nessuno è ciò che sembra”.

Edizione esaminata e brevi note

Ettore Gula, dal 1997 disegna storie per le maggiori testate Disney/Panini (Topolino, Pk, WITCH) Per Pixar ha realizzato gli adattamenti a fumetti dei film Toy Story 1, 2 e 3.
Oltre ad occuparsi di storyboard per pubblicità e animazione, nel 2007 collabora con Bruno Bozzetto allo sviluppo grafico dei personaggi della serie Rai Fiction “Psicovip”.
Ha pubblicato per il mercato francese i fumetti “Othon e Laiton, Les Bandits de l’Antarctide” su testi di Giustina Porcelli e “Le Feu du dragon” terzo numero della serie Wondercity su testi di Giovanni Gualdoni.

Ettore Gula, “Quasi una storia d’eroi”, Neo edizioni (collana “Cromo”), Castel di Sangro 2021, pp.305.

Luca Menichetti. Lankenauta, dicembre 2021