Galaad Edizioni pubblica meritoriamente in un unico volume, Internet. Cronache della fine, la quadrilogia della fine di internet di Giovanni Agnoloni, formata dai romanzi Sentieri di notte (2012), Partita di anime (2014, uno spin-off), La casa degli anonimi (2014) e L’ultimo angolo di mondo finito (2017).
Già nel 2017 notai che Agnoloni, la cui saga si svolge fra il 2025 e il 2029, aveva tratteggiato con inquietante preveggenza il nostro futuro prossimo; oggi, in piena èra-Covid, non posso che confermare il mio giudizio e accrescere il mio stupore e la mia ammirazione.
Agnoloni possiede uno sguardo obliquo e insolito, che gli consente di sintonizzarsi sulla frequenza di ciò che in genere si tende a rimuovere, l’elefante chiuso nella stanza della tarda modernità: l’abisso della fine.
Che un mondo ben preciso, quello del finanzcapitalismo (Gallino) o del realismo capitalista (Fisher) che dir si voglia, si stia inabissando davanti ai nostri occhi non si discute; il punto è tenere gli occhi aperti per guardarlo, e non distoglierli da cotanto sfacelo.
Agnoloni al coraggio somma una visione nutrita di filosofia, sociologia, psicologia, teologia; i suoi molteplici interessi e le sue vaste competenze convergono nell’opus magnum a formare un blocco coeso, una sorta di pietra tombale ritta nella palude della nostra esausta civiltà.
Tuttavia, ed ecco il paradosso, la quadrilogia della fine di internet prefigura una speranza: quella sfolgorante e indistruttibile che riluce al termine di ogni tunnel.
Sono molteplici le analogie fra ciò che accade nei romanzi di Agnoloni e ciò che sta accadendo oggi all’umanità cosiddetta evoluta (Occidente, Cina, Giappone, Russia): un controllo sempre più sottile, maligno, mascherato e pervasivo; una polarizzazione fra chi si uniforma e chi si ribella (pochi, come sempre); una lotta concretissima e però anche trascendente.
Scriveva Stanislav Grof ne La mente olotropica: “Non potrebbe darsi allora che i nostri sforzi falliscano perché nessun tentativo s’indirizza in quella dimensione che è invece proprio al centro dell’attuale crisi globale: la psiche umana? Il maggiore ostacolo che dobbiamo fronteggiare in quanto specie si trova nel presente livello di evoluzione della nostra coscienza.”
Agnoloni non scinde mai la componente materiale da quella spirituale, la componente storica da quella psichica, la componente sociale da quella individuale. Egli ha ben chiaro che se non puliamo la lente tramite cui osserviamo il mondo non potremo guarire il mondo, il quale non è che una proiezione della nostra coscienza. In ciò Agnoloni si allinea, dal proprio punto di vista umanistico, alle scoperte più estreme della fisica. Pensiamo alle parole di Niels Bohr: “Le particelle materiali isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili e osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi.” O pensiamo alle teorie di Einstein o di Heisenberg.
Non a caso Agnoloni proviene dall’avanguardia connettivista: una visione olistica (la radice olos compare nel titolo del succitato libro di Grof) caratterizza il suo pensiero; questo pensiero poi s’incarna in un racconto affascinante e coinvolgente, ricco di personaggi, luoghi e fatti a cavallo tra possibile e impossibile, vissuto e sognato. Agnoloni è anzitutto un romanziere, ma un romanziere sapienziale; e la sua sapienza è antica e modernissima.
Internet ha posto fine a sé medesimo, però l’uomo non è affatto più libero, anzi. In America un sistema di droni e in Europa un sistema di ologrammi provvedono a mantenere la società dentro un servaggio pressoché inconscio e dunque ancor più doloroso. I pochi ribelli sono partoriti dal grembo stesso della bestia: si tratta dei sabotatori di una multinazionale gigantesca, la Macros, nata in Germania; oppure si tratta di anime perse, esuli, fragili, outsider – perciò indistruttibili.
Le vicende si svolgono fra l’Italia e la Bosnia, fra Berlino e Stoccolma, in un viavai ipnotico e soffuso; lo stile è pacato e poetico, ma anche lineare e secco; le atmosfere sono intinte di quella luce crepuscolare che non si capisce se preluda a una fine o a un inizio – o a entrambi.
Nessuno forse, almeno in Italia, ha osato misurarsi col fenomeno della Rete con la schiettezza e la nitidezza di Agnoloni; nessuno ha visto con tanto anticipo dove ci stava portando – e dove adesso con maggior impeto ci porta – uno sviluppo tecnologico cieco unito a uno scientismo fideistico e a un cannibalismo tecnocratico suicidario.
La grande opera di Agnoloni si colloca dunque en avant, ben oltre l’immaginaria ambientazione 2025-2029: essa ci attende al varco – il varco attraverso cui l’umanità dovrà passare se non vuole estinguersi di propria mano; il varco, forse, di cui parla Leonardo Boff: “Il nascituro attraversa la crisi peggiore della sua vita, è stretto da tutti i lati. Questa è la condizione del nuovo. L’umanità si trova a un passaggio difficile; passa dal nazionale al mondiale al cosmico; dal macro al micro; dal visibile all’invisibile; dal materialismo a uno spiritualismo olistico.”
La radice olos torna insistente; con essa dunque desidero chiudere la mia breve riflessione. Olos è il manifesto etico ed estetico cui Agnoloni si appella, auspicando che il suo appello divenga universale.
Edizione esaminata e brevi note
Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è uno scrittore, traduttore letterario e blogger. Autore del romanzo di viaggio Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta, 2020) e del romanzo psicologico Viale dei silenzi (Arkadia, 2019), ha anche preso parte al romanzo collettivo Il postino di Mozzi, a cura di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia, 2019). È inoltre autore di una quadrilogia di romanzi distopici sul tema del crollo di internet e della società del controllo (Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito, editi da Galaad tra il 2012 e il 2017), in parte pubblicata anche in spagnolo e in polacco e riedita nel 2021 nel volume unico Internet. Cronache della fine. Ha scritto, curato e tradotto vari libri sulle opere di J.R.R. Tolkien, e tradotto o co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño, oltre a libri di Papa Francesco, Joe Biden, Kamala Harris, Arsène Wenger, Amir Valle e Peter Straub. Ha partecipato a numerose residenze letterarie e reading in Europa e negli Stati Uniti, e traduce da inglese, spagnolo, francese e portoghese, oltre che dal polacco e dallo svedese. Presso l’Università di Danzica, in Polonia, è in corso una tesi di dottorato sulla sua produzione narrativa e il ruolo centrale della città e della natura nella coscienza dell’uomo contemporaneo. I suoi contributi critici sono disponibili sui blog “La Poesia e lo Spirito”, “Lankenauta”, “Poesia, di Luigia Sorrentino” e “Postpopuli”. Il suo sito è www.giovanniagnoloni.com.
Giovanni Agnoloni, Internet. Cronache della fine, Galaad Edizioni, 2021, pp. 584
Enrico Macioci, febbraio 2022
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