Nissim Gabriele

L’uomo che fermò Hitler

Pubblicato il: 23 Luglio 2006

Il 20 febbraio 1973 Dimitar Peshev moriva a Sofia, povero e dimenticato anche da coloro che gli dovevano la vita. Un nome che immagino a ben pochi di voi dirà qualcosa. Il libro tenta efficacemente di colmare questa lacuna e si inserisce a pieno titolo nella meritoria e tardiva opera di riabilitazione di Peshev.

Un protagonista della vita politica bulgara che ha vissuto in pieno il dramma dei più feroci totalitarismi: il nazi-fascismo e il comunismo. Famoso avvocato, democratico di area conservatrice, di fronte allo sfascio delle istituzioni del suo paese, si era lasciato affascinare dagli esperimenti totalitari che stavano ammorbando l’Europa. Si era illuso che un regime autoritario senza partiti potesse mettere una pezza alla corruzione dilagante e al degrado della politica. Una (triste) parabola comune a tanti personaggi grandi e meno grandi del suo tempo. Vicepresidente del Parlamento divenne uno dei fautori dell’alleanza con la Germania hitleriana: sperava così che la Bulgaria potesse recuperare i territori perduti dopo le guerre balcaniche del 1912-13; nemmeno si fece troppi problemi quando i tedeschi chiesero si approvare le leggi razziali: era convinto che tutto si sarebbe risolto in una farsaccia.

Non fu così. Nel marzo del 1943 fu informato da un suo vecchio amico ebreo che il governo collaborazionista di re Boris stava preparando in gran segreto la deportazione dei 50.000 ebrei bulgari. I treni erano già stati predisposti. Destinazione Auschwitz.

Peshev non esitò un attimo: radunò alcuni amici deputati, si precipitò dal Ministro dell’Interno Gabrovsky e, dopo uno drammatico scontro, riuscì a far revocare l’ordine. Ma la deportazione era stata solo sospesa. Peshev portò la battaglia in parlamento, raccolse le firme di quaranta deputati e costrinse il Re a fare marcia indietro. Il paese, a sorpresa, stava con gli ebrei. Una battaglia apparentemente dal carattere “istituzionale” ma che in quel contesto, in un paese “germanizzato” era autentico eroismo. Morto da lì a poco Re Boris, Peshev si battè per allineare la Bulgaria con l’occidente antifascista. Ma non mancò di denunciare in parlamento i partigiani che a suo dire stavano consegnando il paese ai russi. E difatti quando il potere fu preso sul serio dagli stalinisti, Peshev fu processato per antisemitismo e antisovietismo. Qualcuno si ricordò che nel 1936 aveva salvato dal patibolo Damian Vechev uno degli autori del golpe comunista: gli fu risparmiata morte certa. Ebbe “appena” 15 anni e dopo un anno fu rilasciato. Anche il gulag gli fu risparmiato grazie all’intervento di un suo vicino, comunista, che Peshev a suo tempo aveva aiutato evitandogli un licenziamento. Nel dopoguerra visse in dignitosa solitudine. Solo negli anni ’60 gli giunsero degli aiuti da Israele, ma non volle mai lasciare il suo paese. Attese fino alla morte una riabilitazione che non avvenne mai.

Questa, in estrema sintesi, la storia di Peshev che per lunghi anni è stata tenuta nascosta dal partito comunista: l’intento era dimostrare di essere stato il  vero protagonista del salvataggio dei 50.000 ebrei bulgari. Il tempo ha dato ragione a Peshev, un uomo che mai ha rinnegato certe sue scelte, inaccettabili agli occhi di un qualsiasi democratico; lo stesso che poi si è reso protagonista di uno dei gesti più nobili ed eroici che potessero essere compiuti negli anni del nazismo.

“Un uomo che in ambiente filonazista è riuscito a prendere decisioni autonome e a pensare con la propria testa”. Questa in estrema sintesi la vicenda, che nel libro viene raccontata maniera estremamente dettagliata: non ci viene risparmiata tutta una serie di impressionanti opportunismi e colpevoli silenzi.Nissim ci offre una narrazione molto scorrevole, dall’impianto giornalistico, forse qua e là con qualche spunto eccessivamente agiografico.

Edizione esaminata e brevi note

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE:

Gabriele Nissim, (Milano, 1950) è un giornalista, saggista e storico italiano. È fondatore e presidente di Gariwo, la onlus che si occupa della ricerca delle figure esemplari dei Giusti e della loro divulgazione, soprattutto tra i giovani. Ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dalla città di Milano, è stato nominato Cavaliere di Madara, la massima onorificenza nazionale bulgara, per la scoperta della figura di Dimitar Pešev e nel 2018 è stato nominato dal Presidente francese Macron Cavaliere dell’Ordine Nazionale al Merito «per il suo impegno al servizio della memoria e delle relazioni tra i nostri due Paesi». È autore di Ebrei invisibili: I sopravvissuti dell’Europa orientale dal comunismo a oggi (con Gabriele Eschenazi)

Gabriele Nissim, “L’uomo che fermò Hitler”, Mondadori (collana “Le scie”), Milano 1998, pp. 327.

Recensione già pubblicata su ciao.it nel 2003 e qui parzialmente modificata.

Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2006