Travaglio Marco

Indro: il 900

Pubblicato il: 14 Gennaio 2023

“Una sera andai a cena a Bagutta e intorno a me si creò il vuoto: vecchi amici (almeno tali li credevo) voltavano la faccia dall’altra per non salutarmi, facevano finta di non vedermi o di non conoscermi […] E il bello è che oggi quei signori stanno tutti con Berlusconi. Danno lezioni di anticomunismo: bella forza, oggi che non si rischia più nulla” (pp.198). “Se penso che la destra è Berlusconi, ho sbagliato tutto nella vita. Io sono un liberale, ma non come lui. Io sono un cornuto della destra. Ho sposato una moglie puttana sposando la destra, questa è la verità” (pp.282). Queste parole, scelte abilmente da Marco Travaglio per il suo “Indro. Il 900”, ci dicono molto di Montanelli, degli italiani, della politica italiana. Il libro, peraltro bellissimo sia per impaginazione sia per la qualità delle foto, rappresenta infatti una biografia, appunto tutta interna al “900”, che viene scandita, di pagina in pagina, con brani dalle opere, dagli articoli, dai diari dello stesso Montanelli. Vita che ci viene raccontata fin dall’inizio col capitolo “1909. Generatore di conflitti”, alludendo al nome Montanelli Indro Alessandro Raffaello Schizogene, in cui Schizogene ha proprio quel significato. Conflitti con cui Indro andava a nozze: ce ne possiamo rendere perfettamente conto sia leggendo la sua biografia, sia ancora oggi, ad oltre vent’anni dalla sua morte, leggendo la cronaca e le reazioni sulla rete al solo pronunciare il nome Montanelli. In tutta evidenza una personalità come la sua suscita furori inenarrabili, malgrado da più parti si sia fatto appello alla necessità di distinguere il professionista dal carattere dell’uomo; nonché a “contestualizzare” i fatti che gli vengono contestati, di volta in volta da destra a sinistra e poi di nuovo da sinistra a destra, soprattutto in questi ultimi tempi in cui il passaparola del web, per molti unica fonte cui abbeverarsi e acculturarsi – si fa per dire –  lo ha reso bersaglio di insulti di ogni tipo. Chiaramente sono appelli destinati a cadere nel vuoto. Semmai la lettura di “Indro: il 900” potrebbe risultare utile ai detrattori di Montanelli per non incorrere in cantonate. Pensiamo a coloro che, nel pieno delle polemiche sul Montanelli colonialista e stupratore, si immaginarono la contrapposizione tra il giornalista toscano e lo storico Del Boca proprio sul fatto che si fosse sposato un’abissina dall’età ignota, forse quattordicenne. Non è certamente un caso che Travaglio scriva delle frasi che, in riferimento ad una delle ultime interviste allo storico piemontese (rollingstones.it, 17 giugno 2020, a cura di Gianmarco Aimi), potevano essere tranquillamente attribuite allo stesso Del Boca: “Poco dopo l’unione fra Indro e Destà, Mussolini proibirà i matrimoni misti fra colonizzatori e colonizzati, imboccando la strada della vergogna che di lì a due anni avrebbe condotto alle leggi razziali” (pp.54).

Di sicuro la selezione di scritti montanelliani consentirà al lettore di comprendere lo Schizogene, oppure, nella peggiore delle ipotesi, di provare il fastidio per certe prese di posizione, in un’Italia che ha sempre vissuto in mezzo ad un’atmosfera di estremo conformismo, quando si illudeva di fare la rivoluzione, oppure quando si innamorava, come sempre è stato, del “salvatore della patria”: “Ribellarsi a vent’anni non è comprensibile: è obbligatorio. Io i sessantottini non li ho mai attaccati per questo. Ho sempre attaccato gli adulti, i cattivi maestri che li spingevano nelle peggiori intenzioni: quelli sì che mi facevano e mi fanno ribrezzo” (pp.169); “La contestazione italiana copiò semplicemente quella francese e sa perché? Perché questo è un paese di scimmie, copia tutto e quasi sempre copia ciò che è cattivo” (pp.177); “Caro direttore, le rubo un po’ di spazio, ha scritto Craxi all’Avanti! Incorreggibile Bettino, perfino al giornale del suo partito”(“controcorrente – 22 febbraio 1993”).

Pur con l’intento di celebrare Montanelli, il suo genio giornalistico, “Indro: il 900” non nasconde i momenti più controversi della sua vita, non ne fa una sorta di santino. Semmai rilancia l’immagine di un uomo che, anche quando militava “dalla parte sbagliata” – ci riferiamo ad esempio al periodo fascista –, ha pur sempre avuto, a differenza di innumerevoli maîtres à penser di destra e sinistra, la capacità di scusarsi oppure di ammettere – esplicitamente – di aver sbagliato.

Edizione esaminata e brevi note

Marco Travaglio, è direttore del Fatto quotidiano, giornale che ha contribuito a fondare. Ha lavorato con Indro Montanelli a il Giornale e a la Voce. Poi ha scritto per diverse testate, fra cui Sette, il Giorno, l’Indipendente, Cuore, il Borghese, l’Espresso, la Repubblica, l’Unità. È autore di molti best-seller, tra i quali: Il manuale del perfetto impunito (Garzanti, 2000), L’odore dei soldi (con Elio Veltri; Editori Riuniti, 2001), Mani Pulite (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez; Chiarelettere, 2002), La scomparsa dei fatti (Il Saggiatore, 2006), Mani Sporche (con Gomez e Barbacetto; Chiarelettere 2007), Viva il Re! (Chiarelettere, 2013), È Stato la mafia (Chiarelettere; 2014), Perchè NO (con Silvia Truzzi; PaperFIRST, 2016), B. come basta! (PaperFIRST, 2018), Padrini fondatori (con Marco Lillo; PaperFIRST, 2018), I segreti del Conticidio (PaperFIRST, 2021).

Marco Travaglio, “Indro: il 900. Racconti e immagini di una vita straordinaria”, Rizzoli (collana “Saggi italiani”), Milano 2021, pp. 300.

Luca Menichetti. Lankenauta, gennaio 2023