Levi Lia

L’anima ciliegia

Pubblicato il: 3 Dicembre 2019

“L’anima ciliegia” è prima di tutto una storia tenera. Una storia che può essere letta serenamente dagli adulti ma anche dai ragazzi più giovani. Lia Levi mantiene sempre uno stile delicato, frutto di profonda grazia che fanno della sua scrittura un dono raro in un panorama letterario in cui troppi cercano perlopiù il clamore, la sensazione, l’interesse. Lia Levi, fosse anche per ragioni anagrafiche (è un’elegante signora nata nel 1931), appartiene a una generazione che vede nel racconto o nel romanzo uno strumento utile a infondere emozioni tenui e facilmente riconoscibili da chiunque. “L’anima ciliegia”, prima di tutto, mi ha colpito per via del suo titolo singolare che, non so per quali ragioni, mi ha fatto pensare a una fiaba. E tracce dal sapore fiabesco, in questo nuovo romanzo della scrittrice romana, se ne trovano parecchie.

“L’anima ciliegia” è l’anima di Paganina, personaggio principale del romanzo. L’incipit ci dice già qualcosa: “Paganina aveva un’anima ciliegia. Le succedeva così. Non appena cominciava a desiderare qualcosa con tutta se stessa, subito le spuntava accanto un altro desiderio, solo in apparenza diverso, e invece legato strettamente al primo. Come due ciliegie, insomma, di quelle che nascono accoppiate e poi le bambine si mettono a cavallo delle orecchie“. Conosco perfettamente questa sensazione, tanto che, fin da subito, ho pensato di possedere anche io un’anima ciliegia, ossia un’anima che, di tanto in tanto, ha bisogno, contemporaneamente, di due cose uguali e contrarie: la compagnia e l’isolamento, il caos e la quiete, il bello e l’orrido. Paganina è il fulcro della narrazione poiché, attorno a lei e al suo cuore, ruotano le vicende di un’intera, grande famiglia.

Paganina, nata negli anni ’30 proprio come Lia Levi, si chiama così per una scelta di suo padre Pietro che, purtroppo, era consapevole che non sarebbe mai riuscito a far accettare a sua moglie Anita l’idea di voler chiamare sua figlia Ateina. “Il padre si chiamava Pietro e più che laico era proprio furiosamente ateo. Dio e i suoi condomini terreni, così lui vedeva le chiese, erano il bersaglio d’elezione su cui andava volentieri a scagliarsi la sua cosmica ira. Eroico e ribelle, ecco quello che più sarebbe piaciuto essere a Pietro, ma la vita per fargli dispetto a un certo punto si mise a tirarlo sempre più dall’altra parte. Paganina era la sua prima figlia femmina e, come si sarebbe scoperto abbastanza presto, di gran lunga la sua preferita. Era in lei perciò che Pietro doveva porre il sigillo all’ardente passione che lo poneva in continua lite con cielo e dintorni“. Paganina ha altri fratelli: Spartaco, Giustina, Federico, Sole e Massimiliano.

Suo padre voleva che Paganina fosse una ribelle come lui, ma forse Paganina quell’anima furente che Pietro cercava di appiopparle non ce l’aveva affatto. Di certo Paganina, a un certo punto della sua vita, capì cosa desiderava per sé: “A quindici anni ebbe di colpo chiaro cosa avrebbe voluto dalla vita. Voleva amare fortemente qualcuno e questo qualcuno avrebbe dovuto essere un eroe. Il resto non era importante“. Un eroe che arrivò in casa poco dopo la caduta del Fascismo ed era incarnato da Guglielmo, un giovane partigiano che aveva combattuto insieme a Spartaco. Guglielmo era bello, coraggioso e parlava anche l’inglese. Insomma incarnava la figura d’eroe che Paganina stava cercando e, esattamente come aveva previsto e desiderato, alla fine arriverà a sposarlo.

Sembra di aver svelato già molto de “L’anima ciliegia”. Invece siamo solo ai primissimi capitoli del libro. Perché la storia è più lunga e più complessa, proprio come sono lunghe e complesse anche le vite più semplici e comuni. Si cresce, si ama, ci si sposa, si diventa genitori, poi si invecchia. Ed è di questo flusso apparentemente banale, ma che di banale non ha mai nulla in verità, fatto di esistenze, di legami, di errori, di ripensamenti, di sofferenze e di battaglie, che ci racconta Lia Levi attraverso la sua Paganina. Un’anima di donna perfettamente novecentesca, calata in una dimensione che è molto simile a quella di tante mogli e tante madri italiane. La sua anima ciliegia Paganina, comunque, l’ha mantenuta per sempre, quell’anima ciliegia che la spinge, ogni mattina all’alba, a uscire da sola dalla sua casa, finalmente lontana dal marito e dai tre figli, per camminare attraverso una Roma ancora opaca e intorpidita.

Ogni capitolo è chiuso da una foto. Non una foto vera ma una foto scritta e raccontata. Fotogrammi che cristallizzano istanti, che rendono immortali certi volti e certe espressioni. Un po’ come se ci fosse un micro-racconto dentro al racconto più grande. Brevi corsivi in coda ad ogni capitolo che rappresentano un modo ancora più intimo per entrare nel tepore di ciò che è la famiglia. Un romanzo corale e pieno di nomi, questo, un romanzo che ci fa attraversare le tappe politiche e storiche del Novecento italiano che, in un modo o nell’altro, fanno sempre da sfondo alle vicende personali di Paganina e della sua famiglia.

Edizione esaminata e brevi note

Lia Levi nasce a Pisa da una famiglia piemontese di origine ebraica nel 1931. La famiglia nei primi anni ’40 si trasferisce a Roma, città nella quale Lia Levi vive e dove ha diretto per trent’anni il mensile ebraico “Shalom”. Dopo l’8 settembre 1943 riuscì a salvarsi dalla deportazione nascondendosi con le sue sorelle nel collegio delle Suore di San Giuseppe di Chambéry a Roma. È sceneggiatrice, giornalista e scrittrice. Nel corso della sua carriera ha scritto numerosi romanzi per adulti e per ragazzi. Tra i tanti ricordiamo: “Una bambina e basta” (Premio Elsa Morante Opera Prima), “Quasi un’estate”, “L’albergo della Magnolia” (Premio Moravia), “Tutti i giorni di tua vita”, “Il mondo è cominciato da un pezzo”, “L’amore mio non può”, “La sposa gentile” (Premio Alghero Donna e Premio Via Po), “La notte dell’oblio”, “Il braccialetto” (Premio speciale della giuria Rapallo Carige, Premio Adei Wizo), “Questa sera è già domani”. “L’anima ciliegia” è uscito nel 2019 per HarperCollins Italia.

Lia Levi, “L’anima ciliegia“, HarperCollins Italia, Milano, 2019.

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