Lepetit Laura

Autobiografia di una femminista distratta

Pubblicato il: 5 Ottobre 2020

Un libro breve che racconta una storia lunga e brillante, quella della vita e del mestiere di Laura Lepetit e del suo amore per la scrittura delle donne e per la dimensione femminile e femminista. Le hanno chiesto di scrivere di sé e lei lo ha fatto inoltrandosi nell’impresa con leggerezza e serietà, quella leggerezza e quella serietà che si vanno schiudendo in ogni pagina della sua “Autobiografia di una femminista distratta”: “La mia vita ha attraversato un secolo tempestoso di grandi cambiamenti, quel lontano Novecento. Mi hanno chiesto di raccontarla, ma non so da che parte cominciare, né che chiave usare. “Non credo all’ispirazione ma alla perseveranza,” scriveva Anna Banti. Aveva ragione. Ci vuole una disciplina, scrivere ogni giorno per un certo tempo. Il tempo appunto ce l’ho, la disciplina no. Non l’ho mai avuta. Adesso tutti scrivono. Attori, calciatori, cantanti, comici, alpinisti, domatori di leoni. Che vorrà dire? Che tutti sono curiosi delle vite altrui o che scrivere è diventato un fatto alla portata di tutti?“.

La crescita di Laura Lepetit è segnata dai libri, dalle letture, dagli incontri. C’è un po’ di fatalismo, in certi casi. Un fatalismo buono che alcuni sanno accogliere senza riconoscerne la portata. Gli incastri “fatali” nella vita della Lepetit sembrano essersi presentati in maniera spontanea. E i libri hanno sempre avuto un ruolo fondamentale: “ho elaborato la ferma convinzione che incontrare il libro giusto al momento giusto fosse un fatto fondamentale e necessario. Questa convinzione non l’ho mai persa. E proprio questa convinzione, al momento buono, mi ha spinta, piena di entusiasmo e di imprudenza, a mettere in piedi La Tartaruga edizioni, per riempirla di libri assolutamente necessari, da leggere a ogni costo“. La sua “rivoluzione” prende vita in un tempo in cui era quasi impossibile immaginare che una donna potesse lavorare, mantenersi ed essere considerata indipendente. Negli anni Cinquanta, come l’autrice racconta, le figlie della buona borghesia milanese come lei, erano destinate a un buon matrimonio e a divenire buone madri. “Lavorare per una donna era considerata una disdicevole necessità. La dizione esatta era casalinga come giustamente stava scritto sulla carta d’identità. A casa, a casa, ragazze, non fate storie. Era la nostra condizione prima del femminismo“.

Ed è il femminismo che Laura Lepetit ha incontrato negli anni in cui in Italia iniziava a prendere corpo questo movimento di liberazione e di consapevolezza femminile. L’avvicinamento al femminismo avviene grazie a Carla Lonzi che la Lepetit considera “l’incontro che ha cambiato la mia vita“. Era il 1970. Fu un incontro folgorante e straordinario. Scrive Laura: “Da quella sera non mancai piú un incontro di Rivolta Femminile, il gruppo da lei fondato. Ogni volta era un’emozione nuova confrontarsi con il gruppo, con le altre, sotto la guida sapiente di Carla“. Nel 1975 Laura Lepetit decide di fondare una casa editrice. Da qualche anno aveva iniziato a lavorare con i libri nella libreria “Milano libri” che aveva rilevato con Annamaria Gandini, “la libraia perfetta che non ha mai cambiato mestiere“, e altri amici. La fondazione de “La Tartaruga” portò alla rottura con Carla Lonzi che non voleva accettare alcun compromesso col mondo dell’editoria e non fu d’accordo con il progetto della Lepetit di fondare una casa editrice che pubblicasse solo opere di scrittrici. “È stata una lotta a viso aperto, cercavamo di convincerci a vicenda delle nostre buone ragioni, un confronto fra persone che si rispettavano e che avevano stima l’una dell’altra“.

“La Tartaruga” nasce nel segno delle donne, come detto. Le autrici che Laura Lepetit inizia a tradurre e pubblicare sono, al tempo, ancora poco note in Italia. In primis ci sono Virginia Woolf e Gertrude Stein, le grandi passioni dell’autrice. Ma anche Joanna Field, Margaret Atwood, Doris Lessing, Alice Munro, Nadine Gordimer. E tra questi ci sono ben tre premi Nobel per la letteratura. L’attenzione profonda e puntigliosa alla scrittura femminile è stata il fulcro della casa editrice che Laura Lepetit ha gestito per parecchi anni. Per spiegare il senso di una scelta così precisa, la Lepetit riprende le parole che Marguerite Duras ha pronunciato durante un’intervista: “C’è un rapporto intimo e naturale che da sempre lega la donna al silenzio, quindi, alla conoscenza e all’ascolto di sé. Questo porta la sua scrittura a quella autenticità che invece manca allo scrivere maschile, la cui struttura rimanda troppo a saperi ideologici, teorici“. E da qui la sua riflessione personale: “Ecco è detto tutto, spiega anche la noia di molti romanzi di autori contemporanei che non finiscono mai di arrampicarsi sugli specchi, mentre un qualsiasi scritto femminile porta sempre con sé un retaggio, grande o piccolo, di autenticità“.

“Autobiografia di una femminista distratta” è un diario fatto di sorprendenti incontri e innumerevoli ricordi, di piccole saggezze e di nomi fondamentali del panorama letterario italiano e mondiale. Nel catalogo de “La Tartaruga” sono state incluse molte scrittrici italiane, alcune all’esordio come Francesca Duranti, Silvana Grasso e Silvana La Spina. Questo piccolo libro è, però, anche la traccia di ciò che è stato il femminismo italiano, il segno di un percorso di che, forse, negli anni ha purtroppo perduto consistenza e vigore. Tale consapevolezza traspare dalle parole della stessa autrice: “Ogni frase del Manifesto [Manifesto di Rivolta Femminile e scritto da Carla Lonzi, Carla Accardi ed Elvira Banotti, ndr] è piena di asserzioni che servirebbero ad accendere l’immaginazione e la rivolta di ognuna. Eppure le donne stesse, impaurite, non l’hanno sbandierato ancora oggi quanto basta, secondo me. Complici o impreparate? Un compito che riguarda le piú giovani, le eredi, quelle che vengono dopo e credono di avere già tutto. Abbiamo pensato abbastanza, adesso tocca a loro continuare. Si dice spesso, ma le giovani, le nuove generazioni… non siamo state capaci di passare il sapere“.

Edizione esaminata e brevi note

Laura Lepetit, Laura Maltini da nubile, è nata a Roma nel 1932. All’età di 12 anni, con la sua famiglia, si trasferisce a Milano. Consegue la laurea in Lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Laura Lepetit è un’intellettuale, editrice e femminista, nel 1965 rileva con Annamaria Gandini e altri amici la libreria “Milano Libri” e nel 1975 fonda la casa editrice “La Tartaruga”, che ha diretto fino al 1997, il marchio più importante dell’editoria femminile e femminista italiana. Con “La Tartaruga”, Laura Lepetit pubblica oltre 400 libri facendo conoscere in Italia autrici come Margaret Atwood, Ivy Compton-Burnett, Nadine Gordimer, Barbara Pym, Virginia Woolf. Oltre a numerose autrici italiane quali Anna Banti, Paola Masino, Gianna Manzini, Francesca Duranti, Silvana Grasso e Silvana La Spina. Nel 1998 la Petit decide di vendere sia il marchio che il catalogo de “La Tartaruga edizioni” alla “Baldini Castoldi Dalai Editore”.

Laura Lepetit, “Autobiografia di una femminista distratta“, Edizioni Nottetempo, Roma, 2016.

Pagine Internet su Laura Lepetit: Enciclopedia delle donne / Wikipedia