Travaglio Marco, Gomez Peter, Lillo Marco

Bavaglio

Pubblicato il: 20 Settembre 2008

“Le tre scimmiette si tappano con le mani rispettivamente gli occhi, le orecchie e la bocca. I loro nomi sono “mizaru”, “kikazaru” e “iwazaru” e significano rispettivamente “non vedere il male”, “non sentire il male” e “non parlare del male”. “Bloccare i processi, cancellare l’informazione, difendersi con l’impunità”: un sottotitolo tutt’altro che rassicurante. Inoltre è probabile possa apparire agli occhi di molti assurdo e contraddittorio: siamo sommersi dall’informazione e parlare di censura e “bavaglio” è una drammatizzazione che, al di là delle proprie posizioni politiche, non tutti potrebbero cogliere.
Basta intendersi sul significato dei termini e di quale informazione vogliamo parlare. Su questo aspetto sicuramente molti di noi la penseranno in maniera diametralmente opposta: i nomi di Travaglio, Gomez, Lillo, non sono fatti per pacificare gli animi. Non è la prima volta e non sarà neppure l’ultima che scriverò delle loro opere; perciò non mi dilungherò nei consueti distinguo e precisazioni.

Giusto però rimarcare ancora una volta inconsueta caratteristica che è propria dei libri di Travaglio – Gomez (l’aggettivo inconsueto si spiega se andiamo a vedere com’è messa la grande editoria italiana): pur tra considerazioni ferocissime, senza appello nei confronti dell’attuale casta politica, ed analisi sicuramente discutibili, sono tra i pochi, forse gli unici che ci hanno raccontato, sulla base di atti esistenti e consultabili, le disavventure giudiziarie, i detti e i contraddetti di tanti nostri amatissimi politici.
In altri termini tutto quello che i giornali affrontano in maniera quanto mai omissiva e superficiale. Se poi vogliamo parlare di Tv, si pensi ai giorni della sentenza per il più grave caso di corruzione giudiziaria del dopoguerra quando, a Porta a Porta, Vespa ci ha voluto evitare quelle noiosissime vicende e ci ha regalato una sempreverde puntata su Cogne e la Franzoni.
Qualche malfidato ha parlato di “armi di distrazione di massa”.
Ecco, la questione dell’informazione e del “bavaglio” sta tutta qui.
Alzi la mano chi, leggendo i giornali e appunto guardando la tv, ha capito qualcosa delle complicatissime vicende giudiziarie che hanno visto imputati (e poi spesso prescritti) nomi eccellenti (si fa per dire) della politica e dell’imprenditoria.
A queste mancanze soccorre un libro come “Bavaglio”: fatti, fonti, norme legislative analizzate nel dettaglio, approfondimenti, esiti di commissioni parlamentari, dati anche molto recenti ma volutamente dimenticati o passati sotto silenzio, che contraddicono non poche volte quello che stimati editorialisti della carta stampata e della televisione ci raccontano come verità indiscutibili. Assoluzioni e fedine penali pulite, ad esempio.
In altri termini un libro che, con immediatezza e un linguaggio estremamente comprensibile, riesce a dipanare di pagina in pagina alcune delle vicende più complesse e censurate dei nostri tempi: dalle citate vicende giudiziarie dei nostri benamati politici, alle singolari proposte legislative di cui recentemente abbiamo avuto (imprecisa) notizia.
Informazione approfondita e senza alcuna omissione: questo il valore aggiunto di “Bavaglio”.
Gli argomenti sono facilmente intuibili dalla lettura dell’indice:
– Tre leggi vergogna una Costituzione da abolire;
– Berlusconi & Mills, il processo da bloccare;
– Berlusconi & Saccà, le telefonate da occultare
– Le intercettazioni nel mondo (in “Il Parlamento smentisce il Parlamento” le risultanze inattese – almeno per i delusi proponenti – dell’Indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni: “Le garanzie che il nostro sistema legale assicura al cittadino non hanno eguale presso alcun’altra democrazia occidentale”);
– Il Lodo Meccanico-Schifani e la bocciatura della Consulta.
Ovvero la vicenda Mills in dettaglio, i contenuti di quel “blocca-processi”, che avrebbe impedito grazie alla prescrizione, lo svolgimento di quei procedimenti in relazione a reati che, nello stesso decreto sicurezza, venivano ritenuti talmente prioritari da meritare una corsia d’emergenza; il “Lodo Alfano” grazie al quale l’Italia “sarà l’unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono ‘più uguali degli altri’ di fronte alla legge” (sfatando tanti luoghi comuni in merito alle immunità delle alte cariche dello Stato viene dato ampio risalto ad un confronto dettagliato con la legislazione degli altri paesi); il progetto di legge che impedirà ai giornali di scrivere qualunque cosa che riguardi inchieste giudiziarie in corso: normativa che, col contorno di effetti paradossali e grotteschi a danno dei magistrati e dei professionisti dell’informazione, non impedirà soltanto la divulgazione delle intercettazioni telefoniche, ma di tutti gli atti giudiziari.
Ma guardiamola da un’altra angolazione: più serenità, meno stress, meno incazzature, dato che, con una tale normativa, di episodi disdicevoli come le monellerie della Parmalat di Tanzi, dei furbetti del quartierino, di Unipol, di Fazio e dei suoi cari e di tanti altri birbantelli che magari sarebbero ancora al loro posto, non avremmo saputo proprio nulla.
Occhio non vede, cuore non duole.
In questo modo forse ci potrebbero fare pure un piacere.
Da segnalare l’ampia introduzione di Pino Corrias: il giornalista in 28 pagine ha sintetizzato benissimo le caratteristiche dell’elettorato italiano e tutte quelle iniziative autolesionistiche del centrosinistra che hanno contribuito a questa inquietante situazione politico-istituzionale e a rispolverare nelle vesti di leader un personaggio che sembrava scaricato anche dai suoi antichi alleati.
Il libro prosegue senza sbavature di sorta e senza che si colgano particolari contraddizioni di stile e contenuto, del resto non improbabili in presenza di più autori: il fatto che Travaglio, Gomez, Lillo, Corrias abbiano gli stessi obiettivi di fondo e, nel rivendicare un ormai desueto ruolo di cronisti, vogliano investigare e riferire quello che altri non azzarderebbero neppure sotto tortura, non vuol dire possedere le stesse opinioni e sensibilità.
Di queste possibili ma non scontate divergenze possiamo dare un esempio che calza a pennello: sul blog di Chiarelettere, in relazione agli esiti finali della recente manifestazione di Piazza Navona, dove gli show Grillo e Guzzanti hanno oscurato tutto il resto – non era difficile prevederlo conoscendo le priorità date dalla nostra informazione – mentre Pino Corrias ha ritenuto che l’iniziativa abbia sortito l’effetto indesiderato di una martellata sugli zebedei, Gomez è stato freddino e critico, Travaglio ha apprezzato a prescindere.
Tant’è di queste diverse simpatie per i comizi e i protagonisti della piazza, non troviamo traccia: qui, pur tra affondi al vetriolo, sono gli atti giudiziari e parlamentari ad essere al centro delle perfide attenzioni dei nostri giornalisti.
La gran mole di argomenti e notizie, concentrate in poco più di 230 pagine, non hanno consentito troppe divagazioni: la differenza tra fatti e opinioni si coglie bene e – di questo vanno ringraziati gli autori – viene risparmiata al lettore quella commistione che ha fatto la fortuna di tanti pennivendoli a cottimo e che ha permesso di spacciare impunemente utili balle ad un pubblico – a volte – inconsapevole.
Inevitabilmente i simpatizzanti dell’attuale maggioranza di governo non apprezzeranno; neanche i più partigiani tra gli elettori del centrosinistra saranno poi tanto contenti: i fatti, la storia dettagliata degli inciuci, gli accordi sottobanco, gli effetti della legislazione attuale e prossima ventura, contraddittori nella migliore delle ipotesi, le insospettabili solidarietà tra appartenenti alla casta parlamentare, non possono gratificare chi vive la politica con spirito di militante o come Fede (n.d.r.:la maiuscola ha un senso).
Peraltro sbaglierebbe anche chi intendesse usare le opere di Travaglio & C., autentici “noir” contemporanei, come una sorta di clava da usare a fini elettorali per sbugiardare i propri avversari politici e averne un tornaconto di voti.
Innanzitutto sono ben pochi coloro che si salvano in questo panorama di truffatori seriali; e in secondo luogo l’adagio “chissenefrega se fa i suoi interessi l’importante è che faccia anche i miei” è talmente presente nelle disinvolte coscienze dell’elettorato italiano che, a fronte della scoperta di intrallazzi e illegalità, dell’evidente spregio delle Istituzioni repubblicane, sicuramente soltanto un’esigua minoranza, se informata e liberata da forme di ipnosi, sarebbe predisposta a riconsiderare le proprie scelte politiche; non fosse altro che il vittimismo in Italia paga sempre.
Il libro contiene molte citazioni illustri, ma non questa: “L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa” (Giuseppe Prezzolini).
Se questo fosse vero, e penso che non sia affatto un paradosso, si mettano pure l’animo in pace coloro che ancora pensano di fare opera di proselitismo politico mostrando le malefatte del proprio avversario politico mediante inchieste rigorose come questa di Travaglio, Gomez, Lillo.
Sono libri indispensabili, assolutamente da leggere per integrare le scarse informazioni presenti sulla carta stampata, ma non tali da smontare il feeling che si è creato tra l’elettorato e il salvatore della patria: è evidente che il target di lettori di questi libri inchiesta non è quello dei supporter ed elettori di coloro che sono presi di mira.
Chi mostra una fede incrollabile nel “leader” non si azzarderà mai a leggere e considerare qualcosa che contraddica le proprie convinzioni, autentiche che siano od anche soltanto sbandierate per motivi di convenienza.
E voi che invece azzarderete la lettura credo abbiate già capito cosa vi aspetterà.
Come vi ho già detto, un libro scorrevole, molto chiaro e pieno di informazioni verificabili; ma anche una gran dose di incazzatura e sconforto.
Vi tocca.

Edizione esaminata e brevi note

Peter Gomez, dopo la scuola di giornalismo inizia a lavorare all’Arena di Verona. Nel 1986 approda al giornale di Montanelli per poi passare a La Voce. Dal 1996 è all’Espresso, dove si è occupato come inviato di tutti i più importanti casi di corruzione politica, giudiziaria.
E’ autore con Marco Travaglio di libri come Regime (2004), Inciucio (2005), Mille balle blu (2006), tutti pubblicati dalla Rizzoli. Con Livio Abbate ha scritto I complici (Fazi 2007). Con Pino Corrias e Marco Travaglio firma il blog voglioscendere per Chiarelettere.

Marco Lillo, giornalista del settimanale L’espresso, è autore con Sabina Guzzanti del libro Reperto RaiOt (Bur 2005). Collabora con MicroMega.

Marco Travaglio scrive per l’Unità, l’Espresso, A, la Repubblica e Micromega. I suoi più recenti successi sono”Mani sporche (Chiarelettere 2007, con Gianni Barbacetto e Peter Gomez). Altri suoi libri, tra i tanti, sono La scomparsa dei fatti, Uliwood party, Montanelli e il cavaliere, Intoccabili, L’odore dei soldi, Bravi ragazzi.

Peter Gomez, Marco Lillo, Marco Travaglio – Bavaglio, Edizioni Chiarelettere 2008 (Principio attivo), pp.238.

Recensione già pubblicata su ciao.it il 19 settembre 2008  e qui parzialmente modificata

Luca Menichetti. Lankelot, settembre 2008