Belgrado Valentina

Disforia

Pubblicato il: 24 Gennaio 2021

Un romanzo breve nella lunghezza ma intenso nella tematica. Se si prende il libro in mano senza averne letto prima la sinossi ci si mette un po’ a capire quale sia l’argomento principale e forse questo è proprio il metodo migliore per godersi lo stile dell’autrice, Valentina Belgrado, la quale ci si avvicina per gradi e arriva ad affrontarlo di petto solo nell’ultima pagina. Questo avvicinamento delicato e graduale è decisamente ammirevole e segno di un certo talento letterario. Non a caso potete trovare le recensioni dei suoi altri libri proprio qui su Lankenauta.

La storia parla di Manfredi, un ragazzo che però s’identifica come ragazza e che a venticinque anni guarda indietro alla sua infanzia per cercare di capire come sia arrivato dov’è, ossia ad una detransizione, cioè quando una persona si pente di aver cambiato sesso e vorrebbe tornare indietro.

Manfredi ci porta con sé nei suoi anni scolastici e ci racconta della sua famiglia, dei suoi compagni, della nascita del suo fratellino Anchise. Non mancano riferimenti temporali per farci capire più o meno dove ci troviamo: l’ultimo capitolo per esempio nomina le proteste di Minneapolis in seguito all’uccisione di George Floyd da parte della polizia americana.

Il libro non sembra dare giudizi di sorta, semplicemente cerca di esplorare il punto di vista di una persona transessuale che si fa domande su sé stessa e cerca di darsi delle risposte. Forse bisognerebbe essere un transessuale o conoscerne alcuni per poter capire quanto queste pagine siano accurate, di certo risulteranno credibili al lettore e riescono appunto nel difficilissimo compito del non far trasparire ogni giudizio di sorta. Semplicemente abbiamo un personaggio, Manfredi, che si racconta, e questo è quanto, c’è una mancanza di empatia che, con le dovute cautele, ricorda Hemingway e che ritengo essere uno dei punti forti del libro. Una piattezza, che in questo caso non è certo un difetto bensì un pregio, che viene messa in chiaro già nel titolo “Disforia”, ossia l’opposto di “euforia”.

Accade talvolta che il senso di un libro lo si possa trovare nell’incipit, questo è uno di quei casi ma lo si capisce solo dopo averlo terminato: “l’aspetto meravigliosamente stupefacente di questa gabbia d’avorio, che è il mio corpo, risiede nell’incomunicabilità”. Manfredi analizza la sua storia ma forse la conclusione più accurata è che non tutto quello che ci passa per la testa può essere comunicato a parole o compreso dagli altri.

Una nota di merito per l’ultimo capitolo che sembra un catalogo di parole ormai poco utilizzate, non arcaiche o auliche, semplicemente non più comuni ma pur sempre parte della ricchezza della nostra lingua.

Consiglio questo libro a tutti coloro che sono interessati alla tematica del cambio di genere, ma soprattutto a coloro che non ne leggeranno la sinossi, o questa recensione, così che possano farsi sorprendere appieno dalla lettura.

Edizione esaminata e brevi note

Valentina Belgrado, è nata a Firenze e vive a Roma. Ha pubblicato i romanzi Ius (2017), Eloheinu (Nulla Die, 2018), Il gioco interrotto (Nulla Die, 2019) e Reborn (Nulla Die, 2019), e diversi racconti e poesie su riviste e antologie.

Valentina Belgrado, “Disforia”, Edizioni Ensemble, 2020, Roma.