Di Paolo Paolo

Montanelli. Vita inquieta di un anti-monumento

Pubblicato il: 23 Luglio 2021

“Vita inquieta di un anti-monumento” non è una biografia celebrativa di Montanelli. Non lo è perché altrimenti Paolo Di Paolo non avrebbe, fin dalla prima pagina, citato l’episodio della moglie quattordicenne, Destà, che al momento ha condannato il decano dei giornalisti, soprattutto sui “social”, ad una feroce damnatio memoriae: “Montanelli raccontava la vicenda senza coglierne l’obiettiva e repellente gravità” (pp.6). Non lo è perché altrimenti avrebbe citato Angelo Del Boca, lo stesso che aveva battagliato con Montanelli sulle malefatte italiane in Etiopia, che proprio al termine della sua vita, l’ha difeso con argomenti apparentemente paradossali: “A quei tempi, ma forse ancora adesso, era normale sposare ragazze di quella età in Africa. Veniva incoraggiato nella prima fase come elemento di fraternizzazione, ma successivamente venne proibito mi pare nel ’37 per un motivo, questo sì razzista, di non mescolare la nostra razza con quelle indigene […] Montanelli era un grande giornalista e un intellettuale di grande valore di cui l’Italia dovrebbe essere fiera”. Semmai la “Vita inquieta” rappresenta “un racconto molto personale” visto che da adolescente Di Paolo lo conobbe, dopo avergli scritto più volte, tutto preso dall’idea di diventare giornalista. Un racconto molto personale che quindi affronta anche le vicende più scomode di Montanelli, almeno agli occhi di noi contemporanei, prendendo però anche posizione sulla sua demonizzazione: “Le colate di vernice rossa o rosa sulla statua […] oltre ad accendere – più che un autentico interesse per la sua figura, o una effettiva volontà di fare i conti con il grande rimosso del colonialismo italiano – una impressionante, frenetica quanto effimera scarica di giudizi. Colonialista, razzista, stupratore, pedofilo. Fascista e, di tanto in tanto, perfino nazista”. E poi: “Qualunque sbrigativa e indignata damnatio memoriae – che ricada su Giulio Cesare, su Napoleone, su Céline o su Montanelli, magari un giorno anche su Pasolini – quale vantaggio produce? Si tratta di rimozioni per certi versi infantili, di reazioni allergiche alla complessità delle cose. I fatti, le biografie, le contraddizioni, le ombre. Una sorta di compiaciuto complesso di superiorità che pretende dagli antenati l’allineamento sui valori odierni” (pp.7). A nostro avviso un modo elegante per accusare di superficialità tutti coloro che sparano ad alzo zero, senza sapere nemmeno di cosa e di chi stanno parlando.

Detto questo la “Vita inquieta” di questo “anti-monumento”, o meglio questo viaggio nella memoria di Montanelli e dei suoi contemporanei, di superficiale non ha proprio nulla, tutto giocato su toni evocativi, malinconici e romanzeschi. In questo modo, anche per chi, come il sottoscritto, ha letto e riletto tutte le monografie su Montanelli, che alla fin fine risultano spesso ripetitive, si può rinnovare l’interesse per una vita oggettivamente “di bruciante materia romanzesca”. Viaggio nella memoria che procede a ritroso, dal 2001 al 1909, caratterizzato – volendo usare un termine fin troppo abusato – da tutte le “luci e le ombre” di un grande giornalista, sempre amato e altrettanto odiato, spesso per motivi ideologici, che vengono da lontano; probabilmente, come scrive Di Paolo, perché “ognuno ha l’orologio fermo a un istante, a una stagione” (pp.19). Forse un po’ paradossale che questo sia accaduto in maniera così eclatante proprio con Montanelli che più volte ha affermato: “I principi restano e le idee invece cambiano con gli uomini cui vengono date in appalto. L’impegno della coerenza ho imparato a riservarlo soltanto ai valori fondamentali cui un uomo deve ispirare la propria condotta: il dovere dell’onestà, della sincerità, del coraggio, della responsabilità. Ma sul piano delle idee, sono state proprio l’onestà, la sincerità e il coraggio che mi hanno costretto a cambiarle ogni volta che mi sono trovato di fronte all’evidenza del loro o del mio inganno”.

“La vita inquieta” ci regala, pur nell’economia di poco meno di centocinquanta pagine, un bel concentrato del pensiero e delle avventure di Montanelli, dal suo periodo fascista, passando per il periodo della “fronda”, per giungere al suo antifascismo e conseguente polemica con l’antifascismo, per il suo impegno ambientalista, in difesa di Venezia, fino a giungere alla delusione per la destra berlusconiana. Prese di posizione per lo più caustiche e spesso in apparente contraddizione con il suo essere laico, liberale, di destra, ma di sicuro in perfetta coerenza col suo proporsi da “anti-italiano”: “Sull’aborto, fa considerazioni da laico ma trova ridicolo chi lamenta la condanna del Papa in proposito. Gli italiani, diceva, con le responsabilità se la intendono poco. Quando non riescono ad assumerle, provano almeno a spartirsele. Vogliono fare il socialismo d’accordo con i capitalisti, il comunismo con i dollari, la rivoluzione con il consenso delle forze dell’ordine, e i peccati con la benedizione del Papa” (pp.73). Come le sue letture della storia d’Italia che, a quanto pare, ancora scandalizzano: “Il nostro passaggio dalla fronda all’antifascismo avvenne all’italiana. Ossia: noi attraversammo il confine tra fascismo e antifascismo sotto l’ala protettrice di qualche fascista” (pp.115).

Ma al di là del racconto dei singoli episodi tra vita privata e pubblica di un giornalista contestato da sempre – sintomatico il suo Schizògene, parte del suo nome completo –  tutto il romanzo biografico, ovvero la “Vita inquieta di un anti-monumento”, è percorso dall’ammirazione per il dono che Montanelli aveva ricevuto: “la scrittura. Un talento che svettava così alto sui mediocri pronti a negarlo” (pp.140).

Edizione esaminata e brevi note

Paolo Di Paolo, (Roma, 1983) scrittore italiano. Nel 2003 entra in finale al Premio Italo Calvino per l’inedito, con i racconti “Nuovi cieli, nuove carte”. Ha pubblicato libri-intervista con scrittori italiani come Antonio Debenedetti, Raffaele La Capria e Dacia Maraini. È autore di Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (2007), Raccontami la notte in cui sono nato (2008). Ha lavorato anche per la televisione e per il teatro: “Il respiro leggero dell’Abruzzo” (2001), scritto per Franca Valeri; “L’innocenza dei postini”, messo in scena al Napoli Teatro Festival Italia 2010. Nel 2011 pubblica Dove eravate tutti (Feltrinelli, vincitore del premio Mondello, Superpremio Vittorini e finalista al premio Zocca Giovani), nel 2012 nella collana di ebook “Zoom” Feltrinelli La miracolosa stranezza di essere vivi. Nel 2013 con Mandami tanta vita (Feltrinelli), è finalista al Premio Strega 2013. Nel 2016 pubblica con Einaudi Tempo senza scelte e con Feltrinelli Una storia quasi solo d’amore. Altre sue pubblicazioni: Lontano dagli occhi (Feltrinelli, 2019) e I classici compagni di scuola (Feltrinelli, 2021).

Paolo Di Paolo, “Montanelli. Vita inquieta di un anti-monumento”, Mondadori, Milano 2021, pp. 160.

Luca Menichetti. Lankenauta,  luglio 2021