Non avevo mai letto nulla di Auður Ava Ólafsdóttir, ma rimedierò quanto prima. Ho trovato in questa scrittrice islandese, “una delle più importanti scrittrici islandesi viventi“, uno stile che è difficile rintracciare altrove. Mi sono perdutamente innamorata della sua scrittura severa, del suo stile gelido, quasi asettico. C’è qualcosa di ascetico, di glaciale e quindi di perdutamente immacolato e perfetto nello scrivere della Ólafsdóttir. Nessun degrado, nessuna sfumatura, nessuno svolazzo. Tutto è esattamente quel che è indispensabile quindi minimale e puro. Linee tracciate nel bianco, come un percorso tra i ghiacci d’Islanda. Hanno già detto che la scrittura di Auður Ava Ólafsdóttir riflette la terra di ghiaccio in cui è nata e vive e, infatti, è così.
“Miss Islanda” è un romanzo in cui di miss non ce ne sono anche se Hekla, la protagonista, viene continuamente invitata a partecipare al concorso di bellezza in questione. Perché Hekla è una bellissima ragazza. Suo padre le ha dato il nome di un vulcano islandese e lei, proprio come un vulcano, cova sotto la sua crosta un rimescolio di materia nuova, diversa, ignota e per lo più pericolosa. Hekla ha il talento di chi sa scrivere. Però è solo una donna e vive negli anni ’60 in un Paese che, in quanto a maschilismo, non ha niente da invidiare a nessuno.
Perché, come recita uno dei tanti titoli dei brevissimi capitoli del romanzo, “i poeti sono maschi” mentre lei è una donna. A un poeta maschio Hekla si lega non perché lo ami ma perché riesce a sentire il bisogno di avere accanto un corpo maschile. A lui Hekla non riesce nemmeno a dire di essere una scrittrice, di aver già pubblicato racconti e poesie, di averlo fatto sotto pseudonimo. Scrivere è un mistero e un segreto da rilevare solo a chi sa comprendere. E gli uomini non sanno farlo.
Ci sono tanti dialoghi e tante parole dette in “Miss Islanda”. Parole che Hekla ascolta e non dice. Non ci racconta chissà quali mondi interiori, Auður Ava Ólafsdóttir. Tutto è lì, sul piano luccicante della pagina. Scorre e avviene. Essere un’anomalia è ciò che lega le radici di Hekla al suo amico omosessuale Jón John. Entrambi vogliono diventare qualcosa che non sono ancora piantati in una società che, nel 1963, non riesce a tollerare che una donna possa fare la scrittrice e che un ragazzo possa amare altri ragazzi alla luce del sole. Hekla non è e non sarà come la sua amica Ísey che si ritrova moglie e madre quasi senza rendersene conto. La vita, a volte, incastra e invischia senza lasciare scampo. Non vale per Hekla.
“Miss Islanda” è la storia di chi nasce prima del tempo, di chi crede nella sua natura e di chi osa sfuggire alle convenzioni e a un destino già scritto. L’anima inquieta di Hekla è celata da tutto ciò che sceglie di non dire, la sua forza è nel cercare un posto in cui scrivere, nello scampare alle insidie morbosi di uomini che la palpeggiano tra i tavoli in cui lavora, nel riconoscersi nella difformità del suo amico di sempre, nello scavarsi un angolo di pianeta in cui potersi tramutare in una scrittrice che vive di quel che scrive. Uno splendido romanzo, “Miss Islanda”, non c’è altro da dire.
Edizione esaminata e brevi note
Auður Ava Ólafsdóttir è nata a Reykjavík nel 1958, è una delle più importanti scrittrici islandesi viventi. Ha insegnato Storia dell’arte ed è stata direttrice del Museo dell’Università d’Islanda. Per Einaudi ha pubblicato “Rosa candida”, tradotto in tutti i maggiori paesi europei e negli Stati Uniti, “La donna è un’isola”, “L’eccezione”, “Il rosso vivo del rabarbaro” e “Hotel Silence”, con cui è stata finalista al Premio Strega Europeo 2018.
Auður Ava Ólafsdóttir, “Miss Islanda“, Einaudi, Torino, 2019. Traduzione di Stefano Rosatti. Titolo originale “Ungfrú Ísland” (2018).
Pagine Internet su Auður Ava Ólafsdóttir: Wikipedia / Premio Strega Europeo / Rai Scuola
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