Barbacetto Gianni, Gomez Peter, Travaglio Marco

Mani pulite. La vera storia (ed. 2022)

Pubblicato il: 26 Febbraio 2022

“Si crede soltanto in quel che piace credere”. Quello che scrisse Balzac nel lontano 1838 – del resto un’osservazione lapalissiana – non avrebbe sfigurato ad epigrafe di “Mani pulite. La vera storia”, proprio in virtù del nuovo sottotitolo dell’edizione 2022: “Per chi non c’era, per chi ha dimenticato, per chi continua a rubare e a mentire”. In effetti, di fronte al trentennale dell’inchiesta “Mani pulite”, pesantemente condizionato da campagne politico-mediatiche negazioniste sotto le spoglie del “garantismo”, è opportuno leggere la monumentale opera di Travaglio, Gomez, Barbacetto proprio per spazzare via tutte le plateali bugie che i politici e i media compiacenti stanno diffondendo a più non posso. Purtroppo senza troppe resistenze da parte dei tanti italiani che vivono la politica come guelfi e ghibellini e, di conseguenza, dimostrano essere carenti di onestà intellettuale, del tutto incapaci di ammettere il marciume della propria parte politica. In sostanza assistiamo a una sorta di rivalsa da parte di una classe di impuniti, che vogliono rimanere tali, evidenziata con estrema lucidità da Marco Travaglio nella introduzione e poi da Piercamillo Davigo nella prefazione.

“Il racconto più completo di una tempesta politica e giudiziaria che non ha eguali nella storia” prende le mosse dal fatidico 17 febbraio 1992  in cui Mario Chiesa fu preso con le mani nel sacco; e da quel momento assistiamo allo scoperchiare un sistema pervasivo di malaffare che coinvolgeva tutti i partiti – Pds compreso – con conseguenti arresti a raffica, confessioni di imprenditori che “si scoprirono concussi e, anziché far fronte comune con i corrotti, cominciarono a scaricarli, fornendo agli inquirenti l’elenco delle tangenti pagate” (pp.XV). Scritto senza nemmeno cedere ad uno stile corrosivo o acrimonioso, è un resoconto condotto con grande precisione e dovizia di particolari – si parla di oltre ottocentocinquanta pagine –, basato su rapporti di polizia, atti giudiziari, dichiarazioni messe nero su bianco da parte dei protagonisti del tempo, vale a dire documenti verificabili non illazioni; ma soprattutto un completo memorandum di oltre vent’anni di indagini perennemente ostacolate da leggi ad personam, nonché da manovre politiche spudorate.

Significativa la scelta di suddividere questo autentico tomo di storia contemporanea con titoli che alludono al rapporto che negli anni si è creato tra giustizia, opinione pubblica e politica: 1992 Mani sporche, 1993 Mani alzate, 1994 Mani legate, 1995 Mani basse, 1996 Mani lunghe, 1997-2000 Mani libere. Ovvero a partire dalle indagini milanesi del pool, presto diffuse in tutta Italia, il coinvolgimento di Craxi e dei leader del pentapartito; poi i primi tentativi di fermare le inchieste con i diversi decreti “salvaladri”, più che mai frequenti con la “discesa in campo” del Cavaliere, i processi per il Lodo Mondadori, le tangenti a David Mills, la corruzione in atti giudiziari per il caso Sme (“Il giudice con i conti in Svizzera”, pp. 533); e così via e via senza pudore. Insomma, vicende che dovrebbero essere più che note – ma per lo più volutamente ignorate dalla grande stampa –  che in “Mani pulite” vengono approfondite “con certosina pazienza”, soprattutto – ripetiamolo con le parole di Davigo – spazzando via “le sciocchezze e le menzogne che per anni sono state divulgate dai mezzi d’informazione”.

Sciocchezze e menzogne su cui insiste Travaglio nell’introduzione quando ci rammenta i mantra più classici dei nostri presunti garantisti, contraddittori e al limite del ridicolo: “C’era una volta il ‘così fan tutti’, poi il ‘non lo ha fatto nessuno’, poi ‘l’ho fatto, ma resto un presunto innocente e bisogna aspettare la Cassazione”, poi ‘la Cassazione non vale e bisogna aspettare Strasburgo’, poi le toghe rosse al servizio della Cia, poi le tangenti a fin di bene, poi gli scandali ‘a mia insaputa’. Per passare a quelli escogitati più recentemente: “E allora Palamara?” […] ignari del fatto che il loro eroe nel 1992 andava ancora all’Università […] Il secondo ritornello è il teorema dell’eterno complotto: se vieni assolto, allora era un complotto; se vieni condannato, allora è un complotto” […] Il terzo refrain, corollario dei due precedenti, è quello degli innocenti a prescindere, anche se nella sentenza c’è scritto che sono colpevoli”. In pratica ci ricorda quando i politici, e la loro stampa di riferimento, spacciano le prescrizioni per assoluzioni, oppure quando, a fronte di una condanna per alcuni capi d’imputazione e prescrizione o assoluzione per altri, si grida all’assoluzione in tutto e per tutto, ed ovviamente alla persecuzione.

Tra l’altro proprio nel lungo post-scriptum al libro, che arriva a menzionare gli scandali giudiziari del 2012, troviamo “Com’è andata a finire” che, contrariamente alla vulgata giornalistica, evidenzia dati alla mano della Procura, come l’inchiesta Mani pulite condotta a Milano abbia prodotto circa 1.300 dichiarazioni di colpevolezza, tra condanne e patteggiamenti definitivi, con una percentuale di assoluzioni nel merito tra il 5 e il 6 percento; mentre l’altro 40 per cento degli indagati hanno scampato il giudizio grazie alla prescrizione (ricordiamo la legge “ex Cirielli”) e a modifiche legislative su misura (ricordiamo ancora le cosiddette “leggi ad personam”).

E’ lo stesso concetto che esprime Piercamillo Davigo nella sua prefazione “Per non dimenticare”: “Successivamente molto spesso i fatti vennero nascosti, filtrati e manipolati da un sistema mediatico controllato da potentati politici e imprenditoriali, frequentemente coinvolti nei procedimenti giudiziari. Il commento fuorviante  ha finito per prevalere sulla cronaca, relegata in posizioni marginali per consentire ai mezzi d’informazione di parlar d’altro”. Mentre, come afferma l’ex P.M., ci sarebbe stato molto altro da dire. Tipo il fatto che, riguardo le “leggi salvacorrotti”, le più dannose siano state approvate “dalla maggioranza di centrosinistra sui reati finanziari e dalla maggioranza di centrodestra sul reato di false comunicazioni sociali […] con entrambe le riforme sono state comunque introdotte soglie di non punibilità molto alte: è stata così prevista la liceità penale delle modica quantità di fondi neri, come per la droga” (pp.XIX).

“Mani pulite”, a conti fatti, è davvero qualcosa di più di una lunghissima cronaca giudiziaria; piuttosto il racconto dei tentativi di un’intera classe politica, sia a destra che a sinistra, di mantenere il privilegio dell’impunità, complici i media ed elettori non si sa bene quanto inconsapevoli. Ed è proprio al comportamento dei cittadini italiani che va il pensiero di Paolo Borsellino, tra le prime citazioni di “Mani pulite”, quando commemorava Giovanni Falcone, nella chiesa di San Domenico a Palermo, due mesi prima di essere assassinato: “Questa stagione di tifo per noi sembrò durare poco, perché ben presto sopravvenne quasi il fastidio, l’insofferenza al prezzo che la lotta alla mafia doveva essere pagato dalla cittadinanza: l’insofferenza alle scorte, l’insofferenza alle sirene, l’insofferenza alle indagini, insofferenza che finì per legittimare un garantismo di ritorno che ha finito per legittimare a sua volta provvedimenti legislativi che hanno estremamente ostacolato la lotta alla mafia, o peggio hanno fornito un alibi a chi – dolosamente spesso, colposamente ancor più spesso – di lotta alla mafia non ha voluto o non ha più potuto occuparsi”.

Edizione esaminata e brevi note

Gianni Barbacetto, giornalista e scrittore italiano. È laureato in Filosofia. Ha cominciato a lavorare negli anni Settanta in radio (Radio Milano Libera, Radio Città, Radio Rai), poi ha collaborato al quotidiano “Bresciaoggi”, a “Linus” e a tante altre testate.
Nel pieno degli anni Ottanta, nella “Milano da bere”, ha contribuito a fondare il mensile “Società civile”, che ha diretto per una decina d’anni. In tv ha condotto un programma televisivo di economia e finanza su una tv privata (Rete A). Ha lavorato nelle redazioni dei settimanali “Il Mondo”, “L’Europeo”, “Diario”. È direttore di Omicron (l’Osservatorio Milanese sulla Criminalità Organizzata al Nord). Ha collaborato con la regista Francesca Comencini per il soggetto del film “A casa nostra”. Per la rete televisiva franco-tedesca arte ha realizzato, con Mosco Boucault, un documentario sul Lodo Mondadori, mai trasmesso in Italia. Ha coordinato la redazione del programma di Michele Santoro, “Annozero” (Raidue). Ha collaborato con Carlo Lucarelli per la realizzazione di “Blu notte” (Raitre). Oggi scrive per Repubblica e per Il fatto quotidiano.
Tra i suoi libri Campioni d’Italia (Tropea editore, 2002), Compagni che sbagliano (Il Saggiatore, 2007), Angeli terribili (Garzanti 2018). È anche autore con Gomez e Travaglio di Mani sporche (2002), con Di Pietro Il guastafeste (2008), Piazza Fontana. Il primo atto dell’ultima guerra italiana (2019) e La beatificazione di Craxi (Chiarelettere, 2020).
Nel 2012 Chiarelettere pubblica una sua inchiesta dedicata al Governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni e intitolata Il celeste.

Peter Gomez, è direttore di ilfattoquotidiano.it e conduce per la tv di “il Fatto” la trasmissione “La Confessione”. Negli ultimi anni ha seguito tutti i principali scandali italiani su mafia, tangenti e corruzione. È autore di moltissimi bestseller, molti dei quali scritti con Marco Travaglio, diversi pubblicati da Chiarelettere: Mani pulite, Mani sporche (con Gianni Barbacetto e Marco Travaglio), Se li conosci li eviti (con Marco Travaglio), Bavaglio (con Marco Lillo e Marco Travaglio), Papi (con Marco Lillo e Marco Travaglio), Il regalo di Berlusconi (con Antonella Mascali).

Marco Travaglio, è direttore del Fatto quotidiano, giornale che ha contribuito a fondare. Ha lavorato con Indro Montanelli a il Giornale e a la Voce. Poi ha scritto per diverse testate, fra cui Sette, il Giorno, l’Indipendente, Cuore, il Borghese, l’Espresso, la Repubblica, l’Unità. È autore di molti best-seller, tra i quali: Il manuale del perfetto impunito (Garzanti, 2000), L’odore dei soldi (con Elio Veltri; Editori Riuniti, 2001), Mani Pulite (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez; Chiarelettere, 2002), La scomparsa dei fatti (Il Saggiatore, 2006), Mani Sporche (con Gomez e Barbacetto; Chiarelettere 2007), Viva il Re! (Chiarelettere, 2013), È Stato la mafia (Chiarelettere; 2014), Perchè NO (con Silvia Truzzi; PaperFIRST, 2016), B. come basta! (PaperFIRST, 2018), Padrini fondatori (con Marco Lillo; PaperFIRST, 2018), I segreti del Conticidio (PaperFIRST, 2021) e Indro: il 900 (Rizzoli, 2021)

Gianni Barbacetto, Peter Gomez, Marco Travaglio, “Mani pulite. La vera storia. Per chi non c’era, per chi ha dimenticato, per chi continua a rubare e a mentire”, Chiarelettere (collana “Principioattivo”), Milano 2022, pp.912.

Luca Menichetti.  Lankenauta, febbraio 2022