Garzia Lamberto

Capped Dice

Pubblicato il: 10 Giugno 2022

“Capped Dice”, “memoriale ibrido” del poeta Lamberto Garzia, edito da Betti Editrice nel dicembre del 2021, si presenta subito, sin dalla sua presenza fisica (è un libro di 530 pagine circa) come un’opera monumentale e si rivela nella lettura come un flusso di energie psichiche profondamente concrete, come un collage di esperienze, autobiografiche in parte ma profondamente connesse con il tessuto sociale. Il titolo fa riferimento a un gioco di dadi (dice) il Craps, Capped sarebbe un dado truccato. Ma il dice del titolo è ambiguo. Capped (l’incappucciato) dice. Il gioco e la letteratura: rischi impossibili da calcolare.

Oltre che un diario è anche un saggio itinerante su Tommaso Landolfi che visse qualche anno della sua vita ad Arma di Taggia, luogo attorno a cui sciama una congerie di volti, personaggi, varia umanità. In realtà è un’indagine. Il detective Garzia cerca e trova tracce del passaggio di Landolfi che diventa il nume tutelare di questa scrittura fluida, apparentemente caotica in realtà strutturata come una melodia di impressioni, simulazioni, mistificazioni, ermeneutiche, decodifiche e come un gioco giocato fino alle estreme conseguenze.

Garzia, che è nato a Sanremo e vive prevalentemente proprio ad Arma di Taggia – nel comune di Taggia organizza da una trentina d’anni il prestigioso “Premio Ossi di Seppia”- si mette sulle tracce di Landolfi, cercando di ricostruirne la vita durante il soggiorno ligure, citando brani dello scrittore, come indizi e pretesti per vedere l’opera di Landolfi dal suo interno, in questo mostrando che la letteratura è sempre una “battaglia”. E che molti sono i chiamati e pochi gli eletti. Diversi livelli di lettura si intersecano, si tratta di un ipertesto in cui le citazioni illuminano un ”preciso altrove che per me è sempre la scrittura”. Diario questo che configura la contemporaneità come luogo di una rammemorazione costante; ecco Garzia cercare dentro le pieghe oscure di un omicidio avvenuto ad Arma di Taggia, di cui scrisse Oriana Fallaci, per esempio, oppure commuoversi molto pudicamente nella rievocazione di alcune canzoni del Festival di Sanremo, esaltarsi poi nella “filosofia” del judo che lo aggancia al Giappone in un corpo a corpo maestoso e misterioso, esaltarsi ancora nella passione per la boxe, vissuta come mito collettivo; sfido chiunque a trovare il bandolo della matassa di una vita, quella di Garzia, attraversata e squassata dalle forze telluriche della poesia.

Il periodare è elusivo, allusivo, misterioso, coinvolgente, laddove Garzia s’impegna a scrivere per il proprio orecchio, noi percepiamo la lotta di un poeta che cerca di imprimere sulla carta le orbite di una vita e crea così una letteratura di estrema modernità, ibrida, come sembra essere ormai la sua cifra più profonda.

Canzoni, articoli di giornale, poesie, siti web, haiku, riflessioni en passant sulla letteratura e sulla poesia ma anche sulle sue privatissime sbronze, frammenti verbali e schegge, sono mescolati insieme in un vortice di impressioni, divagazioni, note, citazioni, di cui s’intuisce la profonda e direi fatale necessità. Garzia scrive inseguendo il filo di una musica interiore, scrive dei suoi miti, da Joyce, il mentore di ogni sperimentalismo, a Nishitani filosofo ”dalle mille memorie”(citazione mia), da Hagler a Leonard, pugili che assurgono a vere divinità.
Il testo è multiforme, prometeico, scosso da un’energia a tratti esilarante e si legge con interesse crescente.
Arma di Taggia diventa il centro di un vagare che ha portato Garzia a vivere a Roma e in Abruzzo, sperimentando la vita nella sua assolutezza di vertigine e di “lotta”, appunto. Stupisce il rigore geometrico dell’operazione, Garzia è molto preciso e puntiglioso fin quasi all’ossessività nel citare luoghi, giorni, eventi, personaggi (quando può, altrimenti la privacy è garantita da una x). Ricostruisce un film fantasma dalle macerie che si trovano in internet, libro – film girato nelle vere catacombe dell’underground da tal Romano Scavolini; descrive con lucido ma implacabile pathos da tragedia greca il leggendario match fra Mohamed Ali e Joe Frazier; racconta dei premi letterari da lui organizzati, a Tellaro, a Lerici, nel Golfo dei Poeti, luoghi celebrati da Shelley, Byron, Lawrence, Montale, fra gli altri, straordinari happening di poesia, dove i poeti possono incontrarsi ed entrare in risonanza fra loro e con la collettività.

Ma “Capped Dice” è anche un’avventura, l’avventura di scrivere. Si rivela qui un linguaggio accuratamente purificato dalle sterili standardizzazioni contemporanee, dalle futilità televisive o sociologiche, consapevole dei classici e delle avanguardie, memore di Joyce, come detto prima, esperimento lucido di una follia poetica profonda che scardina i linguaggi egemoni e crea varchi.
La follia poetica, nel senso platonico, è Musa a un peregrinare che è fisico, mentale, letterario, un eccedere il linguaggio facendone esplodere i segni.

Non è un sistema logico, siamo nel regno dove una “fantasia tirannica” impone le sue liturgie, c’è potentemente un’energia bohemienne che attraversa il testo-corpo di Garzia, che in un paese sessualmente arretrato come l’Italia ha il coraggio delle proprie passioni e dei propri eccessi e li rivendica anzi con orgoglio. È inevitabile che in un memoriale, anche se così originale e anomalo, emerga la personalità dell’autore, in bilico fra la solennità della battaglia e le ironie del quotidiano (alcuni brani del libro sono davvero spassosi). Una personalità multiforme che confessa il proprio desiderio di perdizione ed esalta l’edonismo, purché estetico pur sapendo che il genio affiora spesso “dalla desolazione e dallo squallore”.

“Questo è tutto, e tutto è commozione, e quando ci si commuove non è che si debba avere un perché scientificamente provabile.”

Edizione esaminata e brevi note

Lamberto Garzia, Capped Dice, Betti Editrice – dicembre 2021

Lamberto Garzia è nato a Sanremo nel 1965. Ha pubblicato tre libri di poesia: “La Chanson de Lambert”, “Leda”, “SHIAI E AI”. Dopo lungo peregrinare (Nizza, Roma, Abruzzo) vive fra Tellaro (estremo Levante Ligure) e Arma di Taggia (estremo Ponente Ligure). Organizza diversi concorsi letterari fra i quali il Premio Ossi di Seppia.

Wikipedia
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Il Giornale

Lankenauta, giugno 2022 Ettore Fobo