Leggendo “Le confessioni di Frannie Langton” di Sara Collins non ho potuto non pensare a “L’altra Grace” di Margaret Atwood, pubblicato per la prima volta nel 1996. In entrambi i romanzi ci si trova al cospetto di una ragazza che sembra aver ucciso i suoi “padroni”. La storia di Grace Marks, realmente accaduta, si svolge in Canada nel 1843, quella di Frannie Langton, personaggio mai esistito, nella Londra del 1826. In entrambi i casi, il romanzo raccoglie le confessioni delle protagoniste. Narrazioni in prima persona, s’intende. Grace racconta la sua vita e la sua verità al dottor Jordan, Frannie al suo avvocato difensore John Pettigrew. In entrambi i casi le due donne sono state colte in flagrante e immediatamente accusate di efferati omicidi. Che la verità possa essere altrove o non possa essere quella che molti reputano tale, è la spinta propulsiva da cui la narrazione stessa trova compimento e ragione.
“Old Bailey, Londra. 7 aprile 1826. Non avrei mai fatto a Madame quanto sostengono che le ho fatto, perché l’amavo. Eppure dicono che devo essere messa a morte per questo, e vogliono che confessi. Ma come posso confessare un delitto che non credo di avere commesso?” Questo l’incipit. Due sole proposizioni che ci proiettano fin da subito nel cuore della fremente questione da cui il romanzo prende vita. Una donna uccisa, una donna che ama un’altra donna, una pena capitale, una confessione da svelare e un delitto che non viene nemmeno ricordato. Le premesse sono eccitanti, non c’è dubbio. Il resto sta tutto nell’indubbio e sorprendente talento letterario di Sara Collins che con “Le confessioni di Frannie Langton”, suo libro d’esordio, è riuscita a conquistare rapidamente pubblico e critica. Ragionevolmente, direi, perché siamo in presenza di un romanzo affascinante e magico, una storia ben scritta e ben architettata in cui l’autrice ha saputo convogliare tematiche estremamente impegnative trattandole con la naturalezza che solo una grande scrittrice può permettersi.
Ebbene, la nostra protagonista, Frannie Langton, deve difendersi dall’accusa di aver assassinato due persone. È processata per questo, chiaramente. Il capo d’accusa è gravissimo: “FRANCES LANGTON, nota anche sotto il nome di Fran Ebano o Fran La Scura, è accusata dell’omicidio volontario di GEORGE BENHAM e MARGUERITE BENHAM, avendo il giorno 27 gennaio dell’anno di grazia 1826 aggredito criminosamente e premeditatamente i summenzionati GEORGE BENHAM e MARGUERITE BENHAM, sudditi di nostra signoria il Re, colpendoli e pugnalandoli a morte entrambi nella zona superiore e intermedia del torace. I cadaveri sono stati scoperti da EUSTACIA LINUX, governante, domiciliata in Montfort Street, Londra“. L’avvocato Pettigrew chiede a Frannie di fornirgli qualcosa di utile affinché possa salvarle la pelle. Un caso disperato, quello di Frannie. La pena capitale le pende sul capo e le apparenze sono tutte contro di lei. Hanno trovato i cadaveri dei Benham e lei che dormiva serenamente accanto al corpo senza vita di Marguerite con le mani imbrattate di sangue. Come spiegare? Come ricordare? Frannie deve farlo. “Ma come posso darti quello che non ho? I ricordi, come il respiro, non dipendono dalla nostra volontà“.
Si parte da qui, ovviamente. L’avvocato fornisce a Frannie carta e penna affinché lo aiuti a trovare un appiglio per salvarla. E Frannie racconta la sua storia partendo dall’inizio: “Mi chiamavo Frannie Langton già prima di essere portata via da Paradise, condotta a Londra e ceduta da Langton come cameriera al signor George Benham, il quale a sua volta mi assegnò a sua moglie. Non fu una mia scelta quella di venire qui: del resto ho potuto scegliere ben poco nella mia vita. Ero una creatura di Langton“. Frannie è una schiava, una meticcia nata in Giamaica, serva di un padrone inglese che coltiva canna da zucchero in una delle colonie della corona britannica. Una schiava che sa leggere e scrivere? Sì, Frannie sa farlo e anche molto bene. I suoi due padroni bianchi, Langton e Benham, quasi per scommessa, vollero provare a “addomesticare” una nera per capire se, con gli strumenti giusti, anche una creatura inferiore di pelle scura fosse in grado di imparare. Uno dei tanti minuscoli tasselli che compongono la storia della protagonista, uno dei tanti drammi che hanno accompagnato la sua vita.
Frannie viene portata via dal suo padrone quando lui è costretto a lasciare Paradise. Una volta a Londra viene ceduta a Benham senza troppi complimenti. È delusa, amareggiata, arrabbiata. Deve accettare e tacere anche se desidera altro, anche se forse non è nata per rimanere nello stato di sottomissione che la sua esistenza ha previsto da sempre. Nella storia che la Collins ha ordito, come detto, vengono esposte questioni che ancora oggi, nel 2020, suscitano polemiche e discussioni. C’è il razzismo, c’è la condizione femminile, c’è il dominio di chi si sente più forte perché più ricco o più bianco, c’è la storia d’amore tra due donne, c’è l’ingiustizia sociale e lo squilibrio di genere. E viene da chiedersi, in fondo, quanto la civiltà europea o mondiale sia progredita rispetto ai primi dell’800. È una lettura avvincente quella de “Le confessioni di Frannie Langton”, un romanzo complesso, congegnato in maniera esemplare. Ho amato molto le atmosfere di questo libro, la scrittura vibrante e mai scontata, la suspence che lo anima fino alla fine ma, più di tutti, ho amato il personaggio di Frannie, colei che incarna il crocevia di immense colpe: è meticcia, è istruita, è bella, è inferiore, è lesbica, è assassina. Cosa c’è di più eticamente, umanamente e moralmente sconvolgente e insostenibile allora come oggi?
Edizione esaminata e brevi note
Sara Collins è di origini giamaicane, è cresciuta a Grand Cayman, ha studiato legge alla London School of Economics e ha lavorato come avvocato per diciassette anni. Nel 2014 ha frequentato il Creative Writing Masters presso la Cambridge University, dove nel 2015 ha vinto il Michael Holroyd Prize for Recreative Writing ed è stata candidata al Lucy Cavendish Prize con un libro ispirato al suo amore per la letteratura gotica. Il romanzo premiato è diventato “Le confessioni di Frannie Langton”.
Sara Collins, “Le confessioni di Frannie Langton“, Einaudi, Torino, 2020. Traduzione di Federica Oddera. Titolo originale “The Confessions of Frannie Langton”, 2019.
Pagine Internet su Sara Collins: Twitter / Video HarperCollins / Scheda
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