Ho voluto vederli subito gli occhi verdi di Avesta. Appena terminato il libro di Marco Rovelli sono andata alla ricerca del volto di questa donna e, tra i grovigli di internet, l’ho trovato in fretta. Eccola Avesta. Un paio d’occhi che riverberano il colore della divisa da guerriera. Un viso sottile, segnato da quella che definisco l’algebra perfetta delle rughe, linee che raccontano un’esistenza d’azione e pensieri. Mascolina, decisamente. Non sembrano pervenire tracce di debolezza o di smarrimento. Non oso neppure immaginare cosa abbiano visto quegli occhi verdi. Invece Marco Rovelli lo ha fatto: ha immaginato e scritto un mondo dietro un paio d’occhi. Ha ricostruito la vita di Avesta Harun, “la guerrigliera curda che ha sfidato il Califfato“. Avesta è stata uccisa sul campo di battaglia il 12 settembre del 2014. Lei e i suoi compagni del PKK, partito dei lavoratori curdi, erano impegnati nella riconquista di un villaggio vicino Makhmour. Ferita da un colpo sparato da un miliziano Isis. Avesta è spirata mentre i suoi tentavano di trasportarla ad Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Aveva 24 anni.
Avesta non si chiama Avesta ma Filiz. Avesta è il nome da combattente partigiana. Il nome che Filiz ha deciso di prendersi quando, dopo la morte dell’amatissimo fratello Harun, ha scelto di imbracciare un’arma e combattere. “Avesta è il nome dei testi sacri zoroastriani, i testi del mazdeismo, l’antica religione che i curdi praticavano prima di essere convertiti all’Islam dai turchi. Probabilmente, dicono i linguisti, significa “lode”. Filiz ha deciso di diventare Avesta per radicarsi per sempre in quella terra di montagne, come un albero di gelso, affondare le radici indietro nei millenni, prendere linfa dall’ininterrotta catena di anime che l’hanno preceduta, portare con sé le speranze e i desideri di ogni uomo e ogni donna che hanno sofferto, riscattarne le esistenze, liberare la gioia, far fiorire la vita“. Nascere curdi, come era nata Filiz, è una sorta di condanna automatica. Perché essere curdi significa non poter parlare liberamente la propria lingua, significa essere considerati terroristi e basta, significa ritrovarsi senza una Patria riconosciuta e perseguitati a prescindere. Il PKK lotta da decenni per conquistare l’indipendenza. Ed Avesta lotta come lottano e lotteranno tanti altri. Una donna che combatte per la libertà della sua gente e per l’emancipazione di tutte le donne. Rintanata sulle montagne del Quandil, Avesta legge e studia, si esercita e impara le strategie di guerra che dovrà esercitare sul campo. E’ una comandante.
Le vite raccontate da Rovelli sono anche quelle vicine e parallele ad Avesta. Sono le vite di Zeynep, di Deniz Firat, di Evrim e di Şimal. Da questi racconti personali e diretti impariamo a capire e conoscere le traversie di un intero popolo: le violenze, le torture, l’esodo, i sacrifici, la paura, la morte. Impariamo che forse il PKK non è esattamente, o non è affatto, come molti potenti occidentali lo dipingono da anni. Soprattutto da quando, guarda caso, l’occidente ha capito che il partito dei lavoratori del Kurdistan, fondato da Abdullah Öcalan, può farsi baluardo nella lotta all’Isis. I terroristi del Califfato sono nemici giurati dei curdi e i curdi li affrontano a viso aperto ogni giorno, villaggio dopo villaggio, casa dopo casa per riprendersi terra e libertà. Li ha affrontati anche Avesta ed è morta.
Un libro intenso, coinvolgente e necessario, questo. Un libro che ho amato perché mi ha avvicinato ad una donna di cui mai avevo sentito parlare e di cui, grazie a questo libro, proverò nel mio piccolo a parlare il più possibile. Un’eroina, Avesta. Come poterla definire diversamente? Come poter definire in altro modo una donna che ha difeso con tutte le sue forza un ideale potente ed incontrovertibile? “La libertà è ciò che arriva quando scorre la verità. E’ tutta l’energia dell’anima e del corpo di un uomo impiegati per la bellezza“. Ecco cos’era la libertà per Avesta. Ed è importante che Rovelli, in questa biografia romanzata della giovane combattente curda, abbia spesso dato spazio e voce alle donne lasciando così percepire che dentro una grande rivoluzione come quella cercata e condotta dal PKK c’è una rivoluzione forse ancora più sconvolgente e profonda legata ad un nuovo modo di vedere, considerare e pensare la donna nel mondo islamico. Perché Avesta prima di essere una combattente, è una donna.
Edizione esaminata e brevi note
Marco Rovelli è nato a Massa nel 1969. E’ noto come scrittore ma anche come musicista. Il suo primo libro “Corpo esposto” contiene poesie e viene pubblicato nel 2004 da Memoranda. Nel 2006 arriva “Lager italiani” (BUR) in cui l’autore indaga la realtà dei centri di permanenza temporanea in cui vengono reclusi i clandestini. Negli anni successivi pubblica “Sacrifices”, “Lavorare uccide”, “Servi”, “L’inappartenenza”, “L’assedio”, “Il contro in testa”, “La parte del fuoco”, “La meravigliosa vita di Jovica Jovic”, “Eravamo come voi”, “Cirque de la solitude”, “La guerriera dagli occhi verdi”. La sua attività da musicista solista lo ha portato a pubblicare due lavori: “libertAria” nel 2009 e “Tutto inizia sempre” nel 2015.
Marco Rovelli, “La guerriera dagli occhi verdi“, Giunti Editore, Milano, 2016.
Pagine Internet su Marco Rovelli: Sito ufficiale / Wikipedia / Blog “Il fatto quotidiano” / Facebook / Twitter
Pagine Internet su Avesta Harun: Foreign Policy (reportage) / La foresta dei Giusti / La morte di Avesta / Pagina HPG
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