O'Brien Edna

Ragazza

Pubblicato il: 28 Gennaio 2021

“Ragazza” propone una narrazione un po’ anomala rispetto a quelle che Edna O’Brien, una delle più importanti scrittrici irlandesi contemporanee, ci ha abituato a leggere. Anomala però, la vicenda narrata in “Ragazza”, lo è fino a un certo punto. Non siamo in Irlanda, dove spesso la O’Brien ambienta le sue storie, questo è vero, ma l’intento della O’Brien di focalizzarsi sul mondo delle donne, su quello che può essere il loro destino, anche nella versione più cruenta e spietata, rimane lo stesso di sempre. Con “Ragazza”, Edna O’Brien ha scelto di prendere spunto da un fatto di cronaca tutto sommato recente, vale a dire il rapimento, da parte dei miliziani estremisti islamici di Boko Haram, di 276 studentesse nigeriane. Il tragico evento si consumò tra il 14 e il 15 aprile del 2014 nella cittadina di Chibok, nel Borno State, nel nord-est della Nigeria.

La O’Brien non ha bisogno di spiegarci quando e dove, ma ci trascina direttamente, attraverso la narrazione in prima persona di Maryam, la protagonista, all’interno di un abisso di violenza, di sopraffazione e di paura. L’incipit è potente e incisivo, come potente e incisivo è sempre lo stile della scrittrice irlandese: “Prima ero ragazza, adesso non piú. Puzzo. Il sangue si asciugava incrostandomi il corpo intero, e la gonna iro a brandelli. Le viscere, un pantano. Trasportata a tutta velocità nella foresta che vedevo, quella prima notte atroce, quando hanno rapito me e le mie amiche dalla scuola“. Le giovani rapite, infatti, sono allieve di un collegio, impegnate negli esami di fine anno. La loro esistenza precipita, nell’arco di poche ore, in una voragine di brutalità che nessuna di loro avrebbe mai neppure lontanamente immaginato.

La giungla diventa il luogo che le inghiotte e le cancella. I miliziani sanno perfettamente come spezzare ogni legame con ciò che erano prima del rapimento. Le percezioni, i pensieri, le azioni di Maryam sono alla portata degli occhi di chi legge, la O’Brien ce li racconta come fossero fatti di carne, odori, colori, ferite. Il passaggio da studentesse a sottomesse è repentino e feroce. Maryam, come tutte, deve imparare ciò che tante altre, prima di lei, hanno già fatto: diventare una schiava silente. Il suo corpo sparisce nel vestito che le impongono di indossare: “Ognuna di noi ricevette un’uniforme identica a quella delle ragazze che erano lí da molto prima. La donna ci disse di indossarla. Era di un blu cupo, con lo hijab ancora piú scuro, e anche se non mi vedevo perché non c’erano specchi, vedevo le mie amiche, trasformate, improvvisamente vecchie, sembravano suore a lutto. Vidi Teresa, e Fatim, e Regina, e Aida, e Kiki, tutte ammutolite, ricacciare in gola le lacrime“. La mutazione è appena iniziata e a quella visibile si unisce quella invisibile, fatta di preghiere da imparare a memoria, ore ed ore di sure recitate in una lingua che né Maryam né le altre conoscono ma che sono costrette a fare proprie per forza.

La ferocia delle voglie carnali dei soldati è l’atrocità più straziante ma anche quella da cui nessuna viene risparmiata. Lo stupro è la forma più abietta di annichilimento per una donna. Per Maryam è esattamente come la morte. “Fu come essere pugnalata e ripugnalata, poi un urlo feroce quando riuscí a penetrarmi. Dissi addio ai miei genitori e a tutti quelli che conoscevo. Ero annebbiata quando mi alzai. Nel secchio colavano grumi di sangue“. Le proposizioni brevi, formate solo dai termini strettamente necessari rendono la descrizione ancora più dolorosa, spietata, acuminata. Le umiliazioni sono fisiche, psichiche, morali e si materializzano in modi diversi. Maryam viene costretta a sposare un miliziano da cui ha una bambina. Essere sposa di chi ti ha straziato è abominevole ma il desiderio di sopravvivere, scappare e salvarsi va oltre ogni limite.

Infatti Maryam scappa con la sua piccola tra le braccia. Scappa ma non sa nemmeno dove. La giungla, ancora una volta, la inghiotte e la nasconde. La sua salvazione è un percorso attraverso la follia, la fame, gli incubi, il terrore, la solitudine. Deve tornare a casa Maryam e deve farlo con addosso la bambina che ha messo al mondo in mezzo all’inferno. Tornare alla famiglia, tornare alla vita che prima c’era e che, come capirà presto, non potrà più essere. Perché chi è rimasto, in realtà, non capisce. Chi è rimasto teme che la moglie di un miliziano jihadista sia una minaccia, sia una vergogna, sia una maledizione. E quella bambina legata al collo non è che un altro segno della dannazione. Maryam è vittima due volte: prima di chi l’ha rapita e poi di chi non riesce più ad accoglierla. È questo il dramma di alcune delle ragazze nigeriane tornate a casa, è questo il dramma che Edna O’Brien ci pone di fronte. Un dramma tutto al femminile che somma la violenza alla colpa, il rapimento all’ignominia. Fardelli pesanti, troppo pesati per ragazzine obbligate a diventare ciò che non avrebbero mai voluto essere.

Edizione esaminata e brevi note

Edna O’Brien è nata il 15 dicembre del 1930 a Tuamgraney, villaggio nella parte orientale della Contea di Clare, nell’ovest dell’Irlanda. La O’Brien è una delle più importanti scrittrici irlandesi contemporanee. Ha ricevuto un’educazione rigidamente cattolica. Il suo primo romanzo “Ragazze di campagna” è stato pubblicato nel 1960 e fa parte di una trilogia di successo che include “The Lonely Girl” (1962) tradotto in Italia in “La ragazza dagli occhi verdi” (Edizioni E/O 1898) e “Girls in Their Married Bliss” (1964) in italiano ” Ragazze nella felicità coniugale” (Edizioni E/O 1990). Il romanzo d’esordio è stato proibito in Irlanda per via dei riferimenti espliciti alla vita sessuale dei personaggi. Al centro dei romanzi della O’Brien ci sono spesso le donne e le problematiche a loro collegate. Ha pubblicato romanzi, saggi, testi teatrali e raccolte di racconti. Tra questi: “Oggetto d’amore” (2016), un’antologia dei suoi migliori racconti, “Tante piccole sedie rosse” (2017 e 2018), “Un feroce dicembre” (2018 e 2019), “Uno splendido isolamento” (2019) e “Ragazza” (2020).

Edna O’Brien, “Ragazza“, Einaudi, Torino, 2020. Traduzione di Giovanna Granato. Titolo originale “Girl” (2019).

Pagine internet su Edna O’Brien: Wikipedia / Biografie online / Enciclopedia Britannica