Millwood Hargrave Kiran

Vardø. Dopo la tempesta

Pubblicato il: 19 Agosto 2020

Alla vigilia del Natale del 1617 nel gelido mare della Norvegia nordorientale, poco distante dalla costa dell’isola di Vardø, una tempesta originatasi all’improvviso ha annegato quaranta uomini. Tutti marinai, tutti di Vardø. “La burrasca arriva in uno schiocco di dita. Così ne parleranno nei mesi e negli anni a venire, quando smetterà di essere solo un dolore sordo dietro agli occhi e un’oppressione alla base della gola. Quando infine entrerà nelle storie. Ma nemmeno così si potrà spiegare com’è stata davvero. Per certe cose le parole non bastano: definiscono con troppa facilità, poco accorte“. Le donne restano, impotenti e attonite, in attesa che il mare restituisca loro i corpi dei loro mariti, fratelli, padri. La catastrofe le ha annichilite ma non le ha spezzate. Sanno che dovranno ripartire in un modo o nell’altro.

Lo sa bene anche Maren Magnusdatter, una ventenne che, nella tempesta assassina, ha perso il padre, il fratello e l’uomo che l’aveva chiesta in sposa. Il suo dolore non sembra trovare parole né dimensione. Lei, Mamma e Diina, la lappone che suo fratello ha sposato e che aspetta un bambino, si lasciano seppellire per tre giorni da una nevicata che spegne le loro voci, il fuoco e ogni speranza. Sarà Kirsten Sørensdatter a cercarle liberando un passaggio tra la neve. Kirsten è la madre del giovane che Maren avrebbe dovuto sposare se solo il mare non lo avesse inghiottito. È una donna piena di vigore, di risolutezza e di forza d’animo ma è anche colei che non ha mai apprezzato il fatto che suo figlio volesse in sposa Maren. A Sabbath tutte le donne vanno alla kirke, anche Diina che col Dio dei bianchi non ha nulla a che fare.

È solo quando si riuniscono nella kirke che Maren se ne rende conto: quasi tutti i loro uomini sono morti“. Decideranno cosa fare. Per forza. E il da fare, senza i loro uomini, diventa uno sforzo nuovo, improbo ma necessario. Sono donne e sono sole. Dovranno tagliare la legna, macellare le renne, conciare le pelli, coltivare i campi, vendere ciò che possono e acquistare quel che serve. Più di tutto: dovranno tornare in mare e pescare. “Vardø è un’isola, il porto sembra un morso staccato da un lato, per il resto la costa è troppo ripida o troppo rocciosa per mettere in mare le barche. Maren ha conosciuto le reti prima ancora di conoscere il dolore, le intemperie prima di conoscere l’amore“. Di donne pescatrici non s’è mai sentito. Sembra una novità che sfida le leggi di Dio anche se non ci sono soluzioni migliori. Siamo nei primi del Seicento e la religione, anche in un luogo sperduto come Vardø, impone una morale rigida che qui però da sempre sfuma e si mescola con antichi rituali sàmi che, per alcune delle donne del villaggio, sono cerimoniali blasfemi, inaccettabili.

Un romanzo storico potente e profondo, “Vardø. Dopo la tempesta”. Una storia che prende vita da vicende reali che Kiran Millwood Hargrave ha recuperato e sapientemente ricondotto nei territori della buona letteratura. Le atmosfere ricreate con meticolosità, gli usi e le antiche tradizioni di questa lontanissima regione d’Europa riscritte nel dettaglio, i profili psicologici ed emotivi dei personaggi costruiti con estrema accuratezza tanto che, con il susseguirsi degli eventi, ogni figura sembra assumere una consistenza quasi carnale, tangibile. Anche i gesti più semplici sono descritti con un’esattezza sensoriale che li rende nitidi e vivi. È un mondo capovolto, quello di Vardø. Un mondo in cui a volte i sogni, le superstizioni e i silenzi si fondono fino a divenire materia luminescente e impalpabile. È un mondo in cui le donne devono fare gli uomini per poter sopravvivere ed è questa, forse, l’empia assurdità che non tutte le donne di Vardø riescono a concepire.

Alcune saranno chiamate streghe per aver causato la tempesta, per aver navigato come un uomo, per aver trovato conforto in simboli che la Chiesa dei cristiani non può tollerare. La Storia parla chiaro: “Il primo grande processo, nel 1621, vide tra gli imputati otto donne accusate di aver evocato la burrasca del 1617, che aveva ormai assunto una dimensione epica persino nelle menti di chi non ne era stato testimone diretto“. Gli uomini di Dio hanno raggiunto Vardø e individuato il demonio. Hanno torturato, seviziato, processato e ucciso delle donne accusate di stregoneria. “A ricordo dei processi nacque il memoriale realizzato da Peter Zumthor e Louise Bourgeois, un’installazione sull’isola di Vardø che ha fornito l’innesco di questo romanzo“, scrive l’autrice nella Nota storica che chiude il romanzo. Donne, sempre donne. Capo espiatorio, carne da bruciare, voci da sottomettere e tacitare.

Edizione esaminata e brevi note

Kiran Millwood Hargrave è una poetessa, drammaturga e romanziera britannica. I suoi libri per l’infanzia hanno vinto numerosi premi nazionali. “Vardø. Dopo la tempesta” è il suo primo romanzo storico.

Kiran Millwood Hargrave, “Vardø. Dopo la tempesta“, Neri Pozza, Vicenza, 2020. Traduzione di Laura Prandino. Titolo originale “The Mercies” (2020).

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