Baldelli Simona

Alfonsina e la strada

Pubblicato il: 27 Luglio 2021

Alfonsina Strada ha compiuto un’impresa sportiva senza eguali nella storia d’Italia, anche se in pochi conoscono o ricordano il suo nome. Alfonsina Strada è stata la prima (ed è rimasta anche l’unica) donna ad aver partecipato al Giro d’Italia. Stiamo parlando dell’edizione del 1924 e lei, unica ciclista, ebbe il coraggio, l’impertinenza e la spudoratezza di prendere parte a una competizione riservata solo agli uomini, andando a infrangere ogni convenzione e ogni regola. I tempi non erano di certo adatti a un’iniziativa del genere e le piovvero addosso critiche asprissime, oltre agli immancabili e feroci attacchi da parte dei giornali del tempo che mortificarono il suo ruolo, il suo corpo, la sua scelta. “Alfonsina e la strada” di Simona Baldelli è lo splendido racconto, scritto con trasporto e calore, della vita di Alfonsina.

Una scrittura spigliata e genuina, fatta di frasi brevi e pulite che sembrano riflettere il carattere altrettanto immediato e sincero della protagonista. Alfonsina è il prototipo dell’eroina: personaggio in lotta perenne contro la muraglia di divieti, obblighi e consuetudini che vorrebbero lei, così come tutte le donne, incastrate in un ruolo preciso: casalinga, moglie e madre. Niente di più, niente di meno. Ma Alfonsina ha una passione più grande di ogni convenzione, Alfonsina adora stare in sella e pedalare. Lo fa fino a sfinirsi, fino a superare i suoi limiti. Ha imparato da bambina, trafugando la bici a suo padre, Carlo Morini. Essere bambina a Fossamarcia, nel bolognese, “un buco fradicio, zeppo di larve e zanzare“, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, non è cosa semplice. “Dell’infanzia, Alfonsina ricordava soprattutto la mancanza di spazio e gli strilli dei bambini. Non solo fratelli e sorelle, ma anche bastardini che il padre e la madre prendevano su dai brefotrofi per avere il sussidio dell’amministrazione provinciale destinato a chi si occupava dei figli di nessuno“.

Cresce in povertà, Alfonsina, e forse la bicicletta le insegna a stare al mondo in un modo diverso, è per lei la dimostrazione tangibile di esistere come donna, come atleta, come individuo. Non le sarebbe mai bastato essere solo moglie o madre (e mai lo fu). Sposa ragazzina Luigi Strada che le dà il cognome nel quale è racchiuso il suo destino di “corridora“. Luigi è la fuga di Alfonsina da Fossamarcia, da una famiglia che non riesce a capire né tantomeno ad accettare i suoi sogni. “I genitori e i fratelli si vergognavano della strana di casa e non perdevano occasione per prenderla in giro e marcare la differenza fra lei e loro. Era matta, una mela marcia di cui ridere fra le mura di casa e provare imbarazzo in pubblico. E Alfonsina non ne poteva più“. L’avversione nei confronti di una ragazza che, ai primi del Novecento, vuole correre in bicicletta sa diventare viscerale, perfida, distruttiva. La Baldelli riporta attraverso mille sfumature le innumerevoli umiliazioni subite da Alfonsina e riesce a trasmettere, anche con riferimenti documentali precisi, le svariate modalità attraverso cui la società (donne incluse) ha represso e inibito il talento femminile. “Alle donne era riservata la modestia, il decoro, il lavoro nell’ombra, la fatica silenziosa come dono alla famiglia e preghiera a Dio“.

Nonostante le offese, le difficoltà, gli avvilimenti e i pesanti sacrifici, Alfonsina Strada fa ciò che desidera: correre in bicicletta e confrontarsi fisicamente, umanamente e sportivamente con gli uomini. Prima di arrivare al Giro d’Italia, Alfonsina aveva già corso molto e, tra le altre competizioni, aveva partecipato a due Giri di Lombardia imparando a conoscere e apprezzare i grandi campioni del tempo: Girardengo, Binda, Brunero, Bottecchia, Coppi. Il Giro d’Italia, nato nel 1909, però, è un’altra cosa. Per questo, nel 1924, Alfosina va da Alfredo Cougnet, nella sede della “Gazzetta dello Sport“, per chiedere di partecipare al Giro, ma è complicato. “Le donne in bicicletta non interessano più, Alfonsina. Fino a qualche tempo fa erano una novità, facevano scalpore. Suscitavano l’attenzione dei curiosi […] Adesso sono viste con fastidio. La gente ha voglia di pace, regole, mentre le cicliste portano un’aria di indisciplina e disordine. Una volgare disubbidienza da dimenticare“. Nel 1924 il rischio che il Giro d’Italia non venga nemmeno disputato è grande, molti importanti nomi del ciclismo disertano e, alla fine, l’iscrizione di Alfonsina Strada viene accettata, soprattutto perché la sua presenza invoca lo “scandalo”, restituendo al Giro la visibilità e il clamore che gli sponsor desiderano.

Regina della pedivella“. Così la chiamavano. Alfonsina Strada ha conquistato medaglie, trofei e notorietà. Il suo merito più grande è comunque quello di non essersi mai fatta condizionare né annientare dalle malignità e dalle convenzioni. Ha vissuto per tutta la vita, fino al 1959, anno della sua scomparsa, facendo esattamente ciò che amava fare. L’invenzione letteraria di Simona Baldelli, in questo suo “Alfonsina e la strada”, ha restituito alla figura di una donna realmente stra-ordinaria come Alfonsina immensa umanità, dignità ed energia. Scrivere di Alfonsina Strada e farla rivivere così come ha fatto la Baldelli, è un’opera fondamentale per ricondurre fino a noi, esseri troppo spesso distratti e smemorati, il senso di un’esistenza femminile speciale e coraggiosa facendoci percepire sia il carattere avanguardista di certe imprese, sia certe “mancanze” che, nonostante tutto, il nostro tempo non riesce ancora a sanare.

Edizione esaminata e brevi note

Simona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Il suo primo romanzo, “Evelina e le fate” (2013), è stato finalista al Premio Italo Calvino e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. “Il tempo bambino” (2014) è stato finalista al Premio Letterario Città di Gubbio. Nel 2016 ha pubblicato “La vita a rovescio” (Premio Caffè Corretto-Città di Cave 2017), ispirato alla storia vera di Caterina Vizzani – una donna che per otto anni vestì abiti da uomo – e nel 2018 “L’ultimo spartito di Rossini”. Con Sellerio ha pubblicato “Vicolo dell’Immaginario” (2019), finalista al Premio Letterario Città di Lugnano 2019, e “Fiaba di Natale”. “Il sorprendente viaggio dell’Uomo dell’aria” (2020) e “Alfonsina e la strada” (2021).

Simona Baldelli, “Alfonsina e la strada“, Sellerio, Palermo, 2021.

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