Niffoi Salvatore

La vedova scalza

Con "La vedova scalza" Salvatore Niffoi ha vinto il Premio Campiello nel 2006. È un romanzo senza mezze misure: o lo si legge avidamente o lo si abbandona in fretta. Ostico il sardo che ricorre di frequente ed ostica la Barbagia dei primi del Novecento che racconta Niffoi. Può non piacere affatto questa "Vedova scalza": lo rilevo dalle opinioni negative di chi, sul web, ammette di aver fatto grande fatica a proseguirne la lettura. Di "comodo" ne "La vedova scalza" c'è poco, è vero...CONTINUA...

Macioci Enrico

L’abete nel cerchio

L’abete nel cerchio è un’opera prima. Non perché l’autore, Enrico Macioci, sia un esordiente. Affatto. Già al suo terzo romanzo edito (più una raccolta di racconti), è scrittore colto e capace di fondere atmosfere intense, tridimensionalità d’ambientazione e di trama e raffinata cura stilistica. Ma L’abete nel cerchio è la sua prima opera poetica. “Prima”, tuttavia, non solo perché in precedenza non ne aveva pubblicate altre; soprattutto, perché scende al cuore delle questioni prime, come i numeri primi – no...CONTINUA...

Zerocalcare

Macerie Prime

Lo scaffale della libreria che ho riservato alle guide turistiche è bello spazioso e quindi ospita anche altri libri, tra questi la collezione completa di Zerocalcare. I primi due mi vennero regalati nel 2015 per la laurea, mi dissero che dovevo assolutamente leggerli. Avevano ragione: m’innamorai subito di Zerocalcare, acquistai gli altri libri che aveva pubblicato e da allora non ho più smesso, aspettandomi però che prima o poi la magia sarebbe finita e lui avrebbe perso l’autoironia e l’aura da eterno “sfigato”, i suoi punti forti che tanto mi piacevano e che facevano parte del suo...CONTINUA...

O'Brien Edna

Tante piccole sedie rosse

Un forestiero arriva a Cloonoila, "un luogo gelido e sperduto che si spaccia per cittadina", in Irlanda. "Barbuto, un lungo cappotto scuro e i guanti bianchi". Lo straniero ha l'aspetto di un santone e, secondo quanto dice a Dara, il ragazzo del pub in cui si ferma a bere un brandy, viene dal Montenegro. Sul suo biglietto da visita c'è scritto "Dr Vladimir Dragan guaritore e sessuologo". Vladimir detto Vuk che vuol dire lupo. L'arrivo di uno straniero con i capelli lunghi e la barba bianca e l'aria da filosofo-guaritore accende gli animi degli abitanti del villaggio irlandese in pochi istanti. Qualcuno teme si tratti di un impostore al pari di CONTINUA...

Vannetti Giuseppe Valeriano

Barbalogia. Ragionamento intorno alla barba

Proprio oggi 14 gennaio 2018 possiamo leggere, sul Corriere della Sera, Aldo Grasso che, dal suo pulpito, fa le pulci al candidato leghista Fontana e alla sua rasatura: “È così importante la barba? Una barba non fa il politico? […] Da sempre la barba (dal latino barba, per esteso significa anche zio) è un segno di virilità e di autorevolezza, ma è pur sempre una maschera. Forse Fontana non vuole che i suoi avversari gli facciano barba e capelli, forse ha tenuto conto che l’ultima frontiera del marketing politico si chiama fisiognomica, una disciplina che risale ai temi di Aristotele”. Grasso si fa spesso riconoscere per il suo sarcasmo e per una certa dose di spocchia, ma bisogna dire che questa...CONTINUA...

Cox Harvey

Il Mercato Divino

“Come l’economia di mercato è diventata una religione”, recita il sottotitolo di questo che più di un libro è la sintesi di un’opera più estesa sempre dello stesso autore e chiamata “The Market As God”. Questo riassunto si basa sul testo di una conferenza tenuta dall’autore a Trento presso la Fondazione Bruno Kessler ad ottobre 2016. L’autore in questione è Harvey Cox, pastore battista divenuto uno dei maggiori teologi statunitensi e per anni professore presso l’Università di Harvard. Se si riesce ad andare oltre la prefazione di Paolo Costa, interessante ma non certo semplice, ci si troverà davanti ad un testo argomentativo che parte da una semplice riflessione: quali sono le analogie tra...CONTINUA...

Sebold Alice

La quasi luna

"Alla fin fine, ammazzare mia madre mi è venuto facile". Dopo aver letto un incipit del genere mi aspettavo scintille. Soprattutto se l'autrice di una frase d'esordio di tale vigore si chiama Alice Sebold ed ha già scritto "Amabili resti". Invece no. Forse è di nuovo tutta colpa delle aspettative eccessive che mi hanno spinta a cercare ne "La quasi luna" quel colpo di genio letterario che, purtroppo, non ho trovato. Helen, la protagonista del romanzo, è una bella cinquantenne che, come detto, ha appena ucciso la madre malata. In realtà non c'è nulla di premeditato nel suo atto: decide semplicemente di soffocarla con degli asciugamani. "La sostanza di mia madre era marcia come...CONTINUA...

Gagliarde Salvatore

Solo Perché Ti Senti Bene

La trama di questo romanzo d’esordio non è certo delle più originali o delle più complesse: un seduttore seriale tra i trenta e i quaranta che finalmente incontra una donna che sa tenergli testa e che per un periodo gli fa cambiare idea. I punti di forza sono altri: l’accuratezza del personaggio, la ricostruzione fedele dell’ambiente degli espatriati e il particolare interesse verso le scienze sociali che pervade tutta la narrazione. Il protagonista, che parla in prima persona, è Nick e a meno di non essere dei seduttori seriali, ci si mette poco a prenderlo in antipatia e a giudicarlo un maschilista il cui unico obiettivo è trovare tutti i modi per entrare nelle mutande della donna di...CONTINUA...

Furlan Lidia

Lo spazio obliquo

Lidia Furlan (Venezia, 1980) è una giovane autrice che vive in un posto splendido: a Mira (VE), sulla Riviera del Brenta. Laureata in Tecniche Artistiche e dello spettacolo, ha lavorato come ufficio stampa nel settore teatrale e oggi si occupa di Comunicazione. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente questa creatura minuta e delicata quanto i suoi arabeschi di parole e – diciamo così – di tenere a battesimo questo suo esordio letterario, in occasione di una tavola rotonda imperniata sui percorsi della scrittura. Sui percorsi della scrittura...CONTINUA...

Springsteen Bruce

Born To Run

Non poteva che essere questo il titolo dell’autobiografia di Bruce Springsteen, “nato per correre”. Scrivere un’autobiografia vuol dire che si pensa che la storia della propria vita possa interessare a qualcuno, un gesto abbastanza autoreferenziale che secondo me dovrebbe essere riservato solo a persone ormai avanti con gli anni o che sanno di essere vicine alla fine. Mi è capitato spesso di vedere in libreria autobiografie di giovani star della musica o addirittura di nuovi influencer poco più che ventenni, cosa mai avranno di così interessante da raccontare? Come puoi capire qualcosa della tua vita se la maggior parte di questa ce l’hai ancora davanti? Quale bilancio puoi fare? Quale...CONTINUA...