“Claudia, con quell’aspirapolvere, non stava vendendo un rimedio contro gli acari; stava offrendo l’illusione di poter creare, per il figlio in arrivo, un mondo libero da qualsiasi impurità: un mondo igienicamente perfetto” (pp.63). Così Giampaolo G. Rugo racconta un momento della vita di Claudia, personaggio tra i tanti, di “Acari”; che offre il pretesto per parlare dell’illusione – insieme al tempo che trascorre inesorabile ma che in qualche modo è recuperabile col ricordo – probabilmente uno dei temi fondanti di questo particolarissimo romanzo. Particolarissimo perché qualche critico, in virtù della sua struttura, potrebbe contestare la stessa definizione di romanzo. In realtà potremmo parlarne come una sorta di “romanzo di racconti” visto che appunto, di primo acchito, potrebbe apparire come un susseguirsi di racconti dove prendono vita tanti personaggi che vanno e vengono, che vivono vite quasi invisibili (“gli acari sono invisibili all’occhio, Aldo” – pp.120), nell’illusione – e qui torniamo al tema iniziale – di poter cambiare qualcosa della propria vita, per poi ricadere nelle solite inevitabili frustrazioni; se non peggio. Opera letteraria che è romanzo perché rappresenta come lo sguardo di uno scrittore possa, grazie ad un’abile organizzazione di consonanze, raccontare una varia umanità, fatta di persone, per lo più molto comuni, poche volte del tutto improbabili, ma tutte unite da qualche episodio forse secondario, che le rende protagoniste di una “storia più grande”. E Giampaolo G. Rugo, a nostro avviso, è stato molto abile nell’accompagnare il lettore dentro queste “storie minime”, o apparentemente minime, per un arco temporale che va – e poi torna – dagli anni ottanta ai giorni nostri. Peraltro questo spostarsi di luogo in luogo (per lo più sempre nell’area romana), non soltanto di personaggio in personaggio, ma anche con piani temporali che si intrecciano, presto svela l’esistenza di una rete di relazioni inaspettate, tra persone che non si conoscono, o che si conoscevano e ora non si riconoscono più.
Racconti – o forse meglio definirli capitoli – quindi soltanto apparentemente autoconclusivi, che si presentano in forma di dialoghi scenici, in terza persona, altri in forma di monologo, magari in romanesco; e che soprattutto coinvolgono il lettore nello scoprire di volta in volta, soltanto grazie a degli indizi, il tempo in cui si svolge la vita di queste persone più o meno comuni. Così conosciamo subito la donna più vecchia del mondo, centoventinove anni spaccati, lucidissima e costretta a fingere di essere smemorata, che, da diciotto anni a questa parte, il giorno del suo compleanno partecipa ad un programma televisivo. E poi i rimpianti di una giovanissima promessa del calcio anni novanta, infortunato e, da quel momento, costretto a vedere gli apparenti successi dei suoi due compagni del tempo, “i tre tenori”; Gimbo, che via via vediamo sempre più piegato dalla sua disabilità, assistito da Mario; suo fratello Franco; un bambino entusiasta (“che forte papo”) nel trascorrere una domenica speciale insieme ad un padre che in realtà, agli occhi di un adulto, sembrerebbe un gran cazzaro; un collezionista di cimeli nazisti che intrattiene, sorseggiando pregiati rum, un vecchio compagno di scuola col quale non ha più niente a che fare da anni; il dottor Fassi, “una brava persona, riservata ma cordiale”, trovato morto nel suo appartamento dopo dieci anni e che scopriremo essere uno dei protagonisti di alcuni precedenti capitoli (o racconti che dir si voglia); Claudia, che viene raccontata da quando era adolescente, ammirata per la sua bellezza, poi starlette televisiva, ed infine ormai ingrassata e irriconoscibile, destinata ad una fine che scopriremo a metà libro. Salvo poi, sempre in questi continui salti temporali della narrazione, come in una sorta di malinconico colpo di scena finale, scoprire al termine di tutto, cosa la legava, a sua insaputa, ad uno degli altri “acari”; e così a tutti gli altri.
Immaginiamo che, anche in virtù del suo curriculum di drammaturgo e di sceneggiatore, l’esordio di Giampaolo G.Rugo in veste di romanziere (o autore di racconti) sarà particolarmente apprezzato: uno stile misurato, e nel contempo camaleontico, che fa ben sperare anche per nuove opere, sempre così ben organizzate e ben bilanciate nei suoi elementi.
Edizione esaminata e brevi note
Giampaolo G. Rugo, scrive per il teatro, la radio e il cinema. Ha sceneggiato il film “Governance” di Micheal Zampino con Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni. Ha scritto per il teatro “La svolta” (2009), “Liberaci dal male” (2017) e “Un uomo a metà” premiato al concorso “Per voce sola” (2014) e vincitore del “Fringe Festival” di Napoli (2015). Vive e lavora a Roma.
Giampaolo G. Rugo, “Acari”, Neo edizioni (collana “Dry”), Castel di Sangro 2021, pp. 192.
Luca Menichetti. Lankenauta, giugno 2021
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